Note di regia di "Diva Futura"
Quando mi sono avvicinata per la prima volta a questa storia ho trovato tutto tranne quello che mi sarei aspettata dal mondo del porno.
Le vicende personali dei protagonisti, la loro filosofia di vita e l’incredibile parabola che hanno vissuto, hanno ribaltato il mio punto di vista.
Immagino sia dovuto al fatto che ciò che il porno è diventato successivamente è l’opposto di quello che questi personaggi sognavano di creare quando hanno iniziato la loro “rivoluzione”.
I sogni iniziali, uniti allo squallore e alla tragicità della caduta, hanno reso il tutto estremamente poetico ai miei occhi, tragico e per certi versi ingenuo. Era la storia di una grande illusione, quella di divenire delle Dive prendendo la scorciatoia del porno, che sembrava assicurare una fama immediata, salvo poi essere stigmatizzate e rifiutate proprio da quella società che le aveva bramate e rese famose. Il tutto perché quel desiderio per la società è segreto ed accettabile solo se rimane tale. E il tentativo di liberalizzare certe fantasie e portarle alla luce è in ultimo inaccettabile. Ed è qui che queste creature, che io non giudicherò mai, divengono per me personaggi di una saga iconica ed effimera insieme.
Oltre alla delusione delle Dive dell’agenzia, c’era poi quella di Schicchi. Il suo dover prendere atto che il grande sogno che aveva avuto di rivoluzionare il costume italiano, ancora intriso del perbenismo degli anni ’50 e ’60, in nome dell’amore libero, aveva portato a una degenerazione di quello stesso sogno, aprendo la strada alla creazione di un immaginario distorto della sessualità e del femminile, in cui la mercificazione del corpo e la violenza hanno preso il sopravvento. Tutto ciò che Schicchi stesso aveva sempre rifiutato, e che di fatto è il nostro contemporaneo.
In questo senso il film è il racconto di una pericolosa contraddizione, e tenta di mostrare luci e ombre di un fenomeno che ha influenzato profondamente la cultura del nostro Paese, le cui conseguenze sono ancora attuali, portando in ultimo a una fondamentale domanda: perché il sesso e l’erotismo devono essere per forza associati alla violenza sulle donne? Perché dover creare una narrativa in cui l’immedesimazione dello spettatore e la formazione dell’immaginario sessuale deve basarsi sulla violenza?
Le statistiche tutt’ora ci dipingono uno scenario in cui il mercato del porno è enorme e genera ogni anno introiti da capogiro. Si tratta di una silente educazione sessuale, e per certi versi ahimè sentimentale, che avviene all’interno della società senza che nessuno ne voglia parlare. E in questo senso la storia di "
Diva Futura" è ancora molto attuale.
Unite a tutto questo c’erano poi le vite personali dei nostri protagonisti e delle nostre protagoniste, vite dove
i principi di libertà venivano messi in pratica nei loro stessi rapporti. Il porno diventa quindi un’arena che ci dà la possibilità di amplificare un dibattito su tematiche estremamente attuali: cosa vuol dire essere una famiglia? Cosa significa amare autenticamente qualcuno? Si è mai veramente liberi?
Tutta questa complessità di tematiche e coralità di storie mi ha conquistata, portandomi ad un approccio narrativo e di regia in cui le voci dei personaggi si alternano, creando un caleidoscopio di punti di vista. La macchina da presa si muove seguendo il più possibile lo sguardo e l’emotività dei protagonisti, il suono e i dialoghi si sovrappongono, e le vicende si alternano su due piani temporali, cercando di intrecciare il più possibile le tematiche private e quelle pubbliche, facendole risuonare le une sulle altre, pur nel rispetto delle storie vere che mi hanno ispirata.
Raccontando insieme più piani temporali infatti, provo a connettere le vicende personali con i temi narrativi, sovrapponendoli e facendo eco alla visione dei personaggi. Seguire il flusso emotivo e tematico di un racconto è, dal mio punto di vista, una delle straordinarie libertà che il cinema ci regala, e la diacronia diviene un possibile strumento per suonare questi accordi.
Realizzare “
Diva Futura” è stato per me un viaggio inaspettato, un’immersione nel passato recente del nostro paese che diviene specchio di una contemporaneità complessa e ancora tutta da decifrare.
Giulia Louise Steigerwalt