Note di regia di "Fuori dal Mondo - Vivere all’Asinara"
Il corpo di Enrico è il mio strumento di esplorazione privilegiato e, contemporaneamente, è l'unità di misura del mondo che lo circonda. Le sue mani, in particolare, sono gli strumenti che immortalano le sue emozioni in scultura, ma sono anche il punto di contatto tra l'universo e l'essere umano. La mia camera ha dunque un rapporto stretto con la sua espressione fisica.
In alcuni momenti lascio che si allontani dall'obiettivo, per valorizzare la dimensione del silenzio e per contestualizzare nella maestosità del mare e del cielo. Enrico è quel tipo di persona che parla con gli elementi naturali. Trovo adorabile il suo monologo interiore e lo metto in evidenza evitando la dialettica domanda/risposta. I suoi gesti, non solo quelli della scultura, costituiscono un linguaggio ulteriore e una sorta di trama musicale.
Enrico non è un eremita: insieme a sua moglie ha cresciuto figli e nipoti sull'isola. La famiglia è cruciale nell'armonia che vive, di conseguenza, la mia camera si pone spesso all'interno. Lo sfondo che ospita questa vicenda è eccezionale e filmo in piccola scala (i piccoli insetti, le piante e i fiori che Enrico mi mostra continuamente) così come in grande scala (i droni percorrono il carcere vuoto, sorvolano il faro, i cavalli al galoppo e le scogliere durante la tempesta). Insieme ad Enrico, pensiamo subito che sia ideale filmare la sua attività in stagioni diverse, perché il paesaggio (interiore ed esteriore) cambia molto.
Penso ovviamente a un documentario più moderno e meno “messo in scena” de “L'uomo di Aran” di Flaherty, ma non nascondo che ho avuto voglia di rivedere il film dopo aver conosciuto Enrico e l'Asinara.
Illuminazione
Lavoro con luce naturale quasi totale, anche in interno e di notte. Mi piace mantenere il più possibile l'impressione di una testimonianza non invasiva e amo l'idea di un film che mostra gli estremi della luce come quelli degli agenti atmosferici. Il vento si impone alle nuvole, quindi la luce, come le ombre, sono molto nette. La palette di questo paesaggio presenta una ricchezza enorme: dal blu scuro al verde smeraldo, passando per le sfumature del marrone.
Suono
Per lo stesso motivo, i suoni naturali sono alla base dell'universo sonoro del film. Le variazioni di suono del mare e del vento sono la rappresentazione sonora degli stati interiori di Enrico. Come già esposto, privilegio l'intimità del monologo interiore, che registro in situazioni più protette.
Musica
La musica dà voce all'intimità di Enrico quando le parole non hanno presa. È uno spazio che accompagna i gesti della creazione artistica.
Stefano Pasetto