Note di regia del documentario "Aria"
Ho conosciuto Mauro una sera in un bar e ci siamo riconosciuti subito, non appena ebbri di vino scadente abbiamo cantato le stesse canzoni d’amore disperato.
Mi ha detto che voleva fare un film, “un film su una fuga, di uno che scappa”. Io stavo cercando un’idea per un film e gli ho chiesto il perché. Mi ha risposto che “è sempre divertente scappare”. Solo dopo mi ha rivelato che lavorava alla Funivia del Colle, dove, chiuso in un cabinotto, ripeteva automaticamente gli stessi gesti ogni giorno.
Nonostante la claustrofobia della sua postazione di lavoro, da lì la vista sul mondo era vasta: si vedevano i boschi, le montagne, il cielo, una visione che rendeva facile la voglia di andarsene. Rimaneva però incerta la direzione che avrebbe preso la sua fuga, ma è bastato conoscere Aria per capirla.
Quando ho incontrato Mauro l’ho riconosciuto subito perché mi ha ricordato una persona che amo molto e che ha le stesse difficoltà a stare con i piedi per terra e a sentirsi a suo agio nella realtà degli altri.
In fondo, non mi ha stupito scoprire che, alla fine, Aria è la storia di un padre e una figlia.
Bianca Vallino