Note di scrittura di " Tutto Chiede Salvezza - Stagione 2"
Scrivere la seconda stagione di "
Tutto chiede salvezza" è stata un delle più belle avventure della mia vita artistica e professionale. I motivi per argomentare sarebbero tanti, infiniti, e non si fermerebbero di certo alla sfera della scrittura, ma andrebbero ben oltre.
Di questi tanti motivi voglio citarne due, quelli salienti, definirli entrambi epocali non mi sembra esagerato. Anche se su piani totalmente diversi.
Non si può non partire dal tema della serie: la salute mentale.
L’occasione di sviluppare i personaggi che Daniele incontra durante il TSO, qui fra terza e prima persona il passo è breve, ci ha permesso di rappresentare quella enorme porzione di giovani e meno giovani che vivono il disagio psichico nella quotidianità di tutti i giorni, al di là della sospensione del ricovero, della fase critica della malattia. E come vedrete, gli alti e i bassi, le soddisfazioni e le frustrazioni, sono le stesse di tutti, solo accentuate da un moltiplicatore chiamato fragilità, che porta spesso, se non vigilato, a una nuova esplosione, una crisi che rischia di riportare al punto di partenza tutti quegli individui che ricadono nella fase acuta della loro malattia, come un gioco dell’oca terribile e senza vincitori.
Il secondo motivo, invece, è legato alla natura stessa della narrazione, alla sua origine e validità, valori questi ultimi oggi fortemente messi in discussione da posizioni e vedute semplicemente irricevibili.
Come si dice nelle scuole di scrittura, mettiamo l’obiezione in scena.
Ci saranno spettatori che approcceranno alla serie con pregiudizio, partendo dal fatto che la prima stagione del nostro Tutto chiede salvezza fosse tratta dal mio romanzo, di conseguenza la seconda, non avendo questo imprimatur, non potrà che essere accessoria, minore, se non del tutto inutile.
Questo approccio, senza andare troppo lontano, è figlio del nostro tempo. Viviamo una fase in cui sono divenuti valori precostituiti delle divisioni che di fatto non esistono. Fiction e autofiction. Biografico contro immaginifico.
Quello che conta, l’unica cosa che divide un grande romanzo, o una grande serie, da tentativi meno riusciti è solo un fattore: il linguaggio. La scrittura.
È la scrittura che deve essere avverata, e un autore per riuscire in questo intento utilizza tutti i materiali che ha a disposizione, dalla sua biografia al proprio potenziale fantastico, all’aneddotica, alla Storia.
In questo senso, la seconda stagione di Tutto chiede salvezza è vera quanto la prima. Quello che vedrete è una meravigliosa contaminazione fra la realtà testimoniata dal romanzo e tutte le sue possibili declinazioni in divenire, senza contare un fattore. Nel corso degli episodi, alcune fra le vicende più emozionanti, commoventi, sono figlie di accadimenti reali, i personaggi della prima stagione hanno veramente vissuto quello che vedrete. Di nuovo, la scommessa fra realtà e finzione.
Quella che il nostro amato "
Tutto chiede salvezza" ha giocato e vinto.
Daniele Mencarelli