Il Gender reveal Party, che letteralmente significa "festa per rivelare il genere", è nato da una idea di una influencer e scrittrice americana, che nel 2008 ha pensato di organizzare una festa per svelare ad amici e parenti il sesso della sua prima figlia che aspettava. Da quel momento, la moda si è diffusa in Europa e anche in Italia. È a tutti gli effetti una festa, alla quale vengono invitati amici e familiari, e durante la quale viene svelato a tutti (compresi gli ignari genitori) se nascerà un maschio o una femmina. L’idea di scrivere una storia che raccontasse di questa moda, mi è venuta vivendo l’esperienza da spettatore. La sfarzosità e la stravaganza dell’evento ha aiutato la mia ispirazione, ma la scintilla mi è venuta quando, dopo la visione del fumo “Rosa” e quindi la rivelazione che il sesso del nascituro era femmina, l’applauso dei presenti è stato composto e senza tanto entusiasmo. Tutto mi faceva capire che in quella festa se il fumo fosse stato azzurro, gli applausi sarebbero stati di più e probabilmente ci sarebbe stata una standing ovation. La reazione mi sembrava ingiusta, ma estremamente e tragicamente reale. L’influencer che ha ideato questa moda, non poteva mai aspettarsi che la sua idea sarebbe stata emulata in tutto il mondo e soprattutto nella profonda provincia del sud Italia, dove la modernità si scontra con il conservatorismo maschilista.
Cose del genere è una commedia che risalta le contraddizioni. Attraverso le immagini, i suoni e soprattutto le caratteristiche dei personaggi, l’opera, punta fortemente ad ironizzare sulla mancata predisposizione al progresso. Viviamo in un’epoca dove piace progredire nelle apparenze e non nell’animo. Se in apparenza i personaggi sono emancipati, scegliendo di organizzare il Gender reveal Party e quindi stare al passo con la moda e i tempi, nel profondo dell’animo degli invitati ancora persiste la preferenza verso il genere maschile. Il protagonista, animatore e organizzatore dell’evento, è vittima di questo contrasto e in questa storia si trova travolto dalle situazioni. È tutta un’incoerenza e le scelte registiche esaltano questo conflitto. La natura e i vicoli con palazzi nobiliari del ‘700, danno respiro alle inquadrature, ma esse si scontrano con gli eccentrici personaggi, che al contrario soffocano l’interlocutore. I nonni, nonostante l’età, rincorrono il protagonista per i vicoli del paese, in quanto non accettano il verdetto. La zia, donna apparentemente rivoluzionaria, si rivelerà estremamente maschilista. E infine il padre, con costume elegante che cozza con il suo modo di essere, rozzo e bigotto. Tutto questo accompagnato da inquadrature statiche in scene movimentate e viceversa. Scelte registiche che rendono il prodotto unico e originale.
Angelo Sateriale