Una pista d'atletica. Un barcone in mezzo al mare. Un deserto immenso e minaccioso. Una corsa, più corse, tante corse che potrebbero salvare una vita, o almeno è bello sperarlo: la storia della giovane atleta somala
Samia Yusuf Omar, raccontata con grande trasporto da Giuseppe Catozzella nel romanzo "
Non dirmi che hai paura" è diventato un film (omonimo), diretto da Yasemin Samdereli (la regista tedesca del sorprendente "Almanya - La mia famiglia va in Germania"), affiancata dall'italo-somala Deka Mohamed Osman. Il film è una co-produzione internazionale guidata dalla torinese Indyca.
Una storia vera e ormai molto nota, grazie al successo del romanzo e poi all'attenzione sul film - che ha esordito con premio al Tribeca Film Festival, è ora a Roma ad Alice nella Città prima dell'uscita in sala entro la fine dell'anno -, ma la speranza e l'invito al pubblico è quello di approcciarsi alla visione sapendone il meno possibile, senza (ri)leggere le pagine di Catozzella (per quello c'è tempo dopo) e cercando di credere come la piccola Samia che un mondo diverso sia possibile.
Lei che fin da bambina ha voluto e saputo primeggiare nella corsa pur non avendo alcun mezzo per farlo (e non potendo nemmeno, in quanto donna, per motivi religiosi); lei che nonostante la sua povertà e l'inevitabile gap è riuscita ad andare una prima volta alle Olimpiadi, nella lontana Pechino (non importa il risultato, ma dopo il film cercate i filmati in rete della sua esperienza, sarà un supplemento doveroso di emozioni); lei che - infine? - ha creduto nonostante le difficoltà pratiche di poter attraversare ogni ostacolo e affermarsi come donna, come atleta, come campionessa, fino all'ultimo.
Era un'operazione delicata trasformare in immagini questa storia (e "quel" libro, così riuscito e così amato), gli sforzi produttivi sono stati tanti e l'impegno, davanti e dietro la macchina da presa, lodevole ed evidente: Samia lo meritava, anche se soddisfare pienamente chi guarda non è facile, tanto è l'affetto per la protagonista della storia (precedente per chi la conosceva già, immediato per gli altri).
Un po' come quando si sente la propria canzone del cuore e la si canta nella mente senza curarsi troppo se l'interprete di turno sia più o meno soddisfacente, così avviene per "
Non dirmi che hai paura": leggendo il libro e pensando a Samia, cercando e vedendone le poche tracce reali in rete, abbiamo già creato il nostro film. Riviverlo con
Ilham Osman Mohamed e Riyan Roble, che la interpretano in diversi momenti della sua vita, è un'emozione da vivere senza pensarci troppo, senza pregiudizi, senza paura. Non ne aveva lei, non ne avremo noi.
18/10/2024, 19:00
Carlo Griseri