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FESTA DEL CINEMA DI ROMA 19 - Preziosi: "Al festival con due film"


L'attore e regista è protagonista della Festa del Cinema di Roma con "La città macchina" di Dario Biello e con "Aspettando Re Lear" di cui è anche regista, due documentari molto diversi tra loro. Tra il futurismo protagonista nella città di Verona e il testo di Shakespeare portato nelle strade, due volti di un attore che ha molte cose da dire.


FESTA DEL CINEMA DI ROMA 19 - Preziosi:
Doppio impegno alla Festa del Cinema di Roma per Alessandro Preziosi, protagonista e narratore de "La città macchina" di Dario Biello, prodotto da Diego Biello, e regista e attore in "Aspettando Re Lear".

Iniziamo da "La Città Macchina", progetto che l'ha portata a Verona.

Mi è piaciuto perché era un modo per approfondire tematiche che avevo sempre sfiorato senza approfondire, che avevo come "annusato" ma mai testato concretamente. Il futurismo non lo avevo mai colto dal punto di vista archittonico, mi sembrava qualcosa di più intellettuale che concreto. Questo progetto ci porta nella periferia di Verona, mi ha fatto scoprire molte cose di una città che credevo di conoscere molto di più: c'è stata una opportunità reale di conoscenza anche attraverso le voci che hanno poi riempito il racconto, di architetti - e non solo - che danno molti spunti di riflessione.

Che apporto può dare un attore a un progetto documentario come questo, oltre a narrarlo?

Sulla sceneggiatura abbiamo lavorato tantissimo, c'è stato un grande lavoro di restyling del racconto. Essendo io la guida di questo documentario ho sentito il bisogno di bilanciare bene il modo in cui questo intruso, il fotografo cui dò voce, si inserisse nel progetto. Ho trovato tutto molto interessante.

Di tutt'altro tipo l'altro documentario alla Festa di Roma, "Aspettando Re Lear", di cui è regista.

Prende spunto da un nostro spettacolo teatrale, mettiamo in scena e alla prova della sensibilità contemporanea il Re Lear di Shakespeare. L'ispirazione arriva anche dal film "Riccardo III" di Al Pacino, l'idea è quella di portare il racconto fuori dal teatro. Ci sono scene in esterni che danno la possibilità allo spettatore di viaggiare con noi attraverso tutte le trasposizioni possibili del testo.

Nel doc c'è anche la complicità di un grande artista come Michelangelo Pistoletto.

Sì, le sue opere sono inserite nella scena teatrale, interagiscono col racconto. La Venere degli stracci, il Quadro specchiante e le altre entrano magicamente nelle tematiche di Re Lear, aiutano la riflessione su cosa vuol dire invecchiare. Sono un trait d'union artisticamente molto valido, la dimostrazione che l'arte è un toccasana nella complessità della vita.

E' un tipo di lavoro che si potrebbe fare su qualsiasi testo?

Ci vuole coraggio, ma abbiamo ad esempio quel che Edoardo De Angelis ha fatto con De Filippo: si può, senza paura. Non sono opere intoccabili. Shakespeare ha dei macrotemi che sono facili da usare e aiutano questo meccanismo, ma lo immagino fatto anche con Pirandello e altri grandi del teatro.

23/10/2024, 11:10

Carlo Griseri