Scandito dalla divisione in capitoli, utilizzando la tecnica del montaggio alternato, e l'ausilio creativo del bianco e nero, il film, è strutturato in modo che passato e presente si fondano in una sorta di unicum temporale da flusso di coscienza; “Forever and always” perciò è una riflessione sulle migrazioni contemporanee che ci riportano alla mente quelle del passato. Una sorta di ricerca sul campo dal punto di vista socio-antropologico sul tema del viaggio e delle migrazioni mondiali. Ma è anche il racconto di un territorio: l'Irpinia, piccola fetta dell'Italia meridionale appenninica che corrisponde alla aree interne della regione Campania (le terre dell'osso). Una terra che ha sempre sofferto lo storico isolamento e l'arretratezza culturale ed economica rispetto alle aree costiere e che ancora sta combattendo per infrastrutture adeguate e strade che possano contribuire alla diminuizione di quel gap. Un territorio da sempre interessato dai fenomeni migratori, dove oggi i giovani partono subito dopo il diploma e spesso non tornano più.
La scelta di riprendere quasi tutto "in soggettiva" del filmaker, perciò, è un tentativo di accrescrere la partecipazione ai racconti e quindi alle vite dei ragazzi e delle ragazze intervistate e permetterà al film di diventare una sorta di viaggio interiore nella coscienza del narratore, un "road-movie" dell'anima.La vita sognata e la vita vissuta, lo stato delle cose in un territorio che vuole apparire bello ed accattivante ma è pieno di contraddizioni e male di vivere, e ha la valigia sempre pronta; sono solo alcuni degli aspetti che verranno affrontati in Irpinia. Chi è arrivato quà però ha ben altri problemi e spesso decide di abbandonare anche questo luogo per sperare in condizioni di vita migliori. La linea narrativa si sviluppa così su due binari paralleli: il tempo del viaggio (che i ragazzi e le ragazze hanno dovuto affrontare per arrivare in Italia) e il viaggio nel tempo (che hanno compiuto gli italiani dalla fine dell'800 ad oggi). Questo doppio binario, permetterà di portare avanti due storie parallele che alla fine renderanno il filmaker coprotagonista del racconto e le sue inquietudini interiori oggetto di drammaturgia: i ricordi del nonno emigrante, le condizioni scolastiche dei suoi figli, si fondono con i ricordi e la vita dei ragazzi dello Sprar. Cinema verità, dove il regista stesso diventa personaggio e vive insieme alle persone che riprende.Come in alcuni lavori di Micheal Moore, che interviene ed è presente come soggetto attivo nel film, l'occhio, le mani e le parole dell'operatore-autore, vedranno scorrere i fatti, accetteranno tazze di thè, e reagiranno con della battute, ma senza mai interferire sulla materia e quindi sulla vita che sta documentando. Un'azione passiva, partecipata solo dal punto di vista emotivo ed empatico ma principalmente, subita, come accade alla maggior parte delle persone.
Raccontare il viaggio per raccontare l'Italia, raccontare l'Irpinia e la vita dei ragazzi e del regista che vivono in quel territorio, per raccontare il mondo. Gli argomenti, i problemi e le vicissitudini affrontate durante il viaggio, metteranno in scena la vita del migrante, così come è stata, nell'esperienza personale di alcuni di loro, attraverso un punto di vista sincero, malinconico, onesto. Un viaggio nello spazio e nel tempo, dietro una telecamera che cambia formato.
Federico Di Cicilia