CAMERIMAGE 32 - Il Premio EnergaCamerimage a Gianfranco Rosi
Consegnato a
Gianfranco Rosi il prestigioso
Premio EnergaCAMERIMAGE (Toruń - Polonia) per gli eccezionali risultati nel cinema documentario. Il premio è stato assegnato per i suoi film profondamente umanistici e visivamente sorprendenti, in cui
Gianfranco Rosi ha costantemente ampliato i confini del cinema documentario, realizzando opere che non solo illuminano urgenti questioni globali, ma offrono anche approfondimenti profondi sulle vite di coloro che spesso vengono trascurati dai media tradizionali.
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Vorrei ringraziarvi per l’onore di questo prestigioso premio, che mi offre l’opportunità, dopo 30 anni, di ammettere finalmente a me stesso che, sì, sono anche un direttore della fotografia". - dichiara
Gianfranco Rosi - "
Quando ho condiviso la notizia di questo premio con il mio amico Ed Lachman, la sua risposta è stata semplice: “Sei un direttore della fotografia. Ho iniziato a lavorare come mio stesso direttore della fotografia per ragioni pratiche - principalmente per gestire budget ristretti e per trascorrere più tempo in location. Per me, il tempo è sempre stato il mio investimento più prezioso. Nel mio primo film, Boatman, che ho girato nell’arco di anni, assumere un direttore della fotografia sarebbe stato un lusso impensabile, e così ho girato tutto da solo. Ma lavorando in questo modo, anno dopo anno, ho iniziato a rendermi conto che essere il mio stesso direttore della fotografia è diventato il cuore del mio approccio al cinema. Infatti, non riesco a immaginare di lavorare in un altro modo. Essere il mio direttore della fotografia crea un’intimità unica, così come una modalità diversa di accesso a ciò che sto filmando. È un processo simbiotico: pensare e sentire, osservare e girare, tutto è inestricabile e si influenza reciprocamente. Oggi posso solo essere grato che, agli inizi, non avessi né i soldi né l’organizzazione logistica per lavorare con un direttore della fotografia. Mi rendo conto che questa scelta mi ha avvicinato ai miei personaggi. Guardare attraverso il mirino è diventato un modo per vederli davvero, per capire la storia che stavo cercando. Non era più solo una necessità, è diventato uno strumento creativo, un modo per sperimentare ed esplorare il linguaggio del cinema. Essere il mio stesso direttore della fotografia potrebbe anche avere a che fare con il motivo per cui non separo il cinema in “documentario” e “finzione.” Per me, esiste un solo linguaggio: il cinema. Quando il cinema incontra la realtà, accade qualcosa di imprevedibile. Come diceva Pasolini, è “lo splendore della realtà.” Che meraviglia. Grazie per questo onore".
23/11/2024, 17:29