Note di regia di "Domenica x Sempre"
Mentre scrivevo "
Domenica x Sempre", mi interrogavo su quanto fosse difficile stabilire dove finisce l’influenza del genitore e dove inizia la personalità del figlio. Essere allevati da altri, per i più fortunati, è un destino irrinunciabile. È una cosa cui non ci si può sottrarre, anche con tutta la buona volontà. E la crescita, l’educazione ti obbliga a far tesoro dell’esperienza di un’altra persona. Ma quanto possiamo fidarci dei nostri genitori? Basta davvero essere madre o padre per fabbricare le radici e la personalità di un altro essere umano, attingendo dalla propria esperienza di vita? Ovviamente queste sono tutte congetture, ma con questo film ho voluto raccontare quello snodo preciso, inequivocabile, in cui un figlio comincia a rifiutare le regole e l’esperienze di un’altra persona, fidandosi del proprio istinto e della propria personalità. In
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Domenica x Sempre" c’è anche un racconto, apparentemente lasciato ai margini, sulla provincia in cui sono cresciuto; sui precisi non luoghi in cui sarebbe difficile accorgersi dello scoppio di una guerra, pure se fosse scoppiata da tanti anni, perché non accade mai niente. Perché io, come i luoghi da cui provengo, mi sento sempre distante da tutto. E sono piuttosto sicuro che i luoghi in cui abiti, in un certo senso, ti abitano dentro, ti forgiano, ti creano.
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Domenica x Sempre" è un racconto che pulsa di queste cose: i non luoghi, l’infanzia, il desiderio di libertà, il gioco sporco dei genitori che, in un modo o nell’altro, sono i primi traumi di ogni figlio. Ho voluto scrivere una famiglia atipica, priva di regole, che minaccia con l’amore le proprie creature, generando nei bambini, e nel pubblico, domande cui è difficile rispondere: chi sono davvero questi adulti? Cosa succede, davvero, nel mondo là fuori? Quanto possiamo fidarci dell’amore?