GIULIA STEIGERWALT - "In Diva Futura nulla di ciò che mi aspettavo"
Dopo la partecipazione nel concorso internazionale alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, lo scorso autunno, "
Diva Futura", opera seconda della regista
Giulia Steigerwalt, è arrivato in distribuzione con Piper Film in tutta Italia. Il film è ispirato dal libro autobiografico "Non Dite alla Mamma che Faccio la Segretaria. Memorie di una Ragazza Normale alla Corte del Re dell'Hard" di Debora Attanasio.
Giulia, per età anagrafica non hai vissuto l'epopea dell'agenzia di Riccardo Schicchi, Diva Futura: perché hai scelto di raccontarne la storia?
La cosa che mi ha interessato di più è stata che in questo mondo, in questo particolare gruppo che era Diva Futura, c'era tutto tranne quello che mi aspettavo.
Mi ha interessato molto, non avendo vissuto quegli anni e con la prospettiva odierna, il modo in cui il tema femminile era trattato, cioè come potevo sviluppare e anche animare un dibattito su temi quali il consenso, il rispetto per una donna... Molto spesso c'è una grande contraddizione tra il desiderio femminile e la sua stigmatizzazione nella nostra società.
Sentivo che qui c'erano grandi temi, come il senso della famiglia, che nella cassa di risonanza della pornografia erano amplificati: c'erano tanti sentimenti, tanta umanità, tante vicende che non conoscevo e che ho trovato molto appassionanti e per certi versi anche molto divertenti.
A Venezia che esperienza è stata? Penso soprattutto al dialogo con la stampa internazionale, conoscevano questa storia?
E' stato accolto bene, sono contenta: non conoscevano nessuno dei personaggi, solo alcuni conoscevano Cicciolina, ma di nome, per il matrimonio con Jeff Koons. C'è stata un'accoglienza calda, il film ha sorpreso perché non si aspettavano questo, ed è la cosa che riscontro di più anche nei primi incontri con il pubblico. Alla lettura del libro ho reagito così anche io: quel volume mi è stato molto utile per creare quell'atmosfera giocosa che c'era dentro l'agenzia.
Poi c'è tutta una parte di approfondimento dei temi più seri, che è venuta dopo, dal racconto dei personaggi reali, che mi hanno raccontato le loro vicende personali che nel libro non c'erano. Come il lato oscuro di tutto questo è poi emerso, travolgendole tutte, per aver deciso di intraprendere questa strada... il film ha due anime, una molto pop e divertente, l'altra quasi romantica e sentimentale.
Convincere il cast è stato difficile? Come l'hai scelto?
No, per fortuna non ho dovuto convincere nessuno. Con Barbara Ronchi è stato facile, le piaceva la sceneggiatura, avevamo già lavorato bene insieme. Anche con Tesa Litvan, che interpreta Eva Henger, avevo già lavorato nel mio precedente film: ma l'ho scelta dopo un casting molto lungo, abbiamo visto 250 "Eve"!
Con lei, con Denise Capezza che interpreta Moana e con Lidija Kordic che interpreta Cicciolina è stato da subito chiaro il lavoro che saremmo andate a fare. Pietro Castellitto l'ho voluto fortemente, lui aveva dei dubbi ma poi parlando è andando tutto liscio, sapevo che aveva le giuste corde, il giusto calore per il personaggio di Schicchi. Si sono fidati tutti di me, per questo li ringrazio!".
Rispetto a Venezia il film arriva in sala dopo un rimontaggio: perché e su cosa hai lavorato?
Chi lo rivede dopo Venezia avverte che c'è qualcosa di diverso, il film così funziona di più ma non capiscono cosa sia cambiato. L'anima è rimasta quella, non l'ho stravolto ma ho creato dei passaggi temporali più fluidi, sentivo che ancora non avevo in mano quello che volevo creare, c'è ora un flusso emotivo senza troppe distrazioni.
Si potrebbe dire che l'approccio al tema sia un po' ingenuo, ma è lo stesso un po' naif con cui le protagoniste avevano affrontato quell'avventura...
Questo è quello che mi è arrivato parlando con loro, avevano avuto un approccio molto inconsapevole a quel mondo, l'illusione di diventare famosi con poco con il porno e poi però i loro sogni infranti (di farsi una famiglia, di fare la tv o l'attrice "normale"...) a causa delle ripercussioni di aver lavorato in quel settore. Mi interessava raccontare la loro ingenuità e il lato oscuro che è poi emerso, mettendoli a contrasto.
Poi la figura di Riccardo Schicchi: mi è stata da tutti raccontata così, chi lo ha conosciuto mi ha avvicinato dicendosi incredulo per la fedeltà con cui lo mettiamo in scena.
Da "Supersex" a "Diva Futura", perché quella parte di storia d'Italia ci interessa ancora così tanto?
Beh, se è la seconda industria di intrattenimento, dopo quella più ufficiale, vuol dire che nel privato è molto seguita... se no non avrebbe questo giro di soldi, di numeri.
Fare questo film a me ha insegnato che la pornografia è raccontata da sempre in tutte le culture, la domanda non è se sia giusto o meno farlo, ma il come si fa: perché la violenza viene troppo spesso associata al sesso?
Sono contenta perché ho pensato questo progetto per le donne: anche se dall'esterno potrebbe non sembrare, vedendolo sono rimaste molto colpite, si sono sentite raccontate, hanno sentito un messaggio molto positivo nei confronti del femminile... è la cosa che più mi ha fatto riflettere, Diva Futura mi ha aiutato in questo percorso.
09/02/2025, 08:46
Carlo Griseri