Note di regia di "Di Noi 4"
Quattro amici e un sogno condiviso: diventare genitori. Ma, guardando i conti in banca, questo sogno appare, appunto, per quello che è: un sogno. Diventa necessario quindi trovare una modalità alternativa per tradurlo in realtà. Il film parla proprio del bisogno d’inventare strade nuove e fuori dalla norma, non solo per provare a coincidere con l’immagine che abbiamo sognato di noi stessi, ma anche, semplicemente, per contribuire a mandare avanti il mondo. Di strade nuove vive il cinema indipendente. Strade che devono essere quotidianamente reinventate da tutti quegli autori, registi, produttori, attori che vogliano dare vita a un film che si ponga fuori dalle logiche tradizionali. Scrivendo la sceneggiatura ci siamo scontrati con la difficoltà di trovare finanziamenti e ci siamo resi conto di essere noi stessi i nostri protagonisti. Il figlio era il film. E la risposta a quelle difficoltà, quindi, non poteva che essere nel film stesso: dovevamo trovare un modo alternativo per darlo alla luce. Abbiamo quindi deciso d’imbarcarci nell’impresa investendoci di tasca nostra. La troupe si è ridotta all’essenziale: solo un fonico, un direttore della fotografia che ha fatto anche da operatore, un focus puller e un aiuto regista tutto fare. A quel punto ci siamo detti che questa coincidenza tra le condizioni produttive e il contenuto del film andava raccontata. Da qui è nata l’idea di non nascondere ma anzi esplicitare la nostra povertà di mezzi. Accolto il fatto che non avremmo mai realizzato un film “normale”, si sono aperte strade che sarebbe stato un peccato non esplorare. Abbiamo quindi deciso di fare altre cose che di solito al cinema non si fanno: girare il film in maniera cronologica; girare ogni scena senza stop per dare la possibilità agli attori di calarsi in un flusso performativo più lento e profondo; girare quasi tutto con luce naturale, senza riempire il set di cavi o stativi, lasciando gli attori liberi di muoversi più o meno come volevano. Ne è venuto fuori un film che rivendica la sua “diversità” sia i termini poetici che politici. Alla fine, per quel che ci riguarda come autori, la risposta al nostro desiderio di genitorialità l’abbiamo data. Il film è nato.
Emanuele Gaetano Forte