Note di regia di "Per Amore di una Donna"
Nel film c’č un mistero che coinvolge due donne, legate da un filo invisibile eppure indissolubile.
Una, Yehudit, č vissuta negli anni ’30 in un villaggio rurale dove il suo arrivo ha scatenato una bizzarra saga amorosa. L’altra, Esther, č un’americana senza alcun legame con la terra dove č nata, pessimi rapporti famigliari e una vita senza centro.
La vicenda degli anni ’30 č tratta dal romanzo di Meir Shalev, uno dei massimi esponenti della letteratura israeliana del ‘900. L’indagine di Esther, liberamente ispirata dal libro, č invece frutto della nostra invenzione e rappresenta, per certi aspetti, il nostro punto di vista di italiani, lontani dalla cultura e dall’esperienza di quegli ebrei che all’inizio del ‘900 lasciarono l’Europa per sfuggire alle persecuzioni, con il progetto di costruire una nuova societŕ, egualitaria e solidale.
Eppure, nonostante la distanza che ci divide, in questa storia abbiamo rintracciato qualcosa in grado di interrogarci profondamente, perché, come tutte le grandi storie, tocca temi universali. Temi che ci hanno permesso di intraprendere un viaggio incontro alle diverse facce dell’amore. Mostrando quanto sia doloroso, e allo stesso tempo fondamentale, scoprire la veritŕ della propria storia. E alla fine, Esther e Zayde, dopo aver ripercorso lo stesso cammino di amore, morte e rinascita dei loro antenati, comprendono l’importanza di entrare nella vita con empatia, con tutte le sue cadute e i suoi drammi.
Non č un film politico, eppure il senso profondo che lo attraversa puň assumere un valore altamente politico: anche durante i momenti bui della storia, donne e uomini si innamorano, formano famiglie, comunitŕ, nascono bambini. E allora non c’č piů distinzione tra passato e presente, o tra culture e popoli, e possiamo riconoscerci parte di uno stesso destino comune e universale, dove č l’amore che salva.
Guido Chiesa