TRENTO FILM FESTIVAL 73 - "Gigi a Nespello": un film-indagine
Giancarlo Moris nel 1957 è stato trovato impiccato a un albero. Aveva dodici anni. Tutto ciò è successo a Nespello, una piccola frazione nella bergamasca. Suicidio dalle motivazioni inspiegate o delitto di cui non si può trovare il colpevole, non si sa; ma la colpa collettiva e la sensazione di morte e ingiustizia, anche quasi settant'anni dopo, ancora permeano la città e le aree limitrofe, rimaste desolate nel corso dei decenni.
Il Gigi del titolo è invece
Gigi Brozzoni, degustatore di vini, che trova l'idea del film nei suoi ricordi d'infanzia: il regista voce narrante arriva dalla proposta d'indagine al metodo di lavoro sul film, e presto dalle degustazioni private del vino la macchina da presa si sposta proprio a Nespello, tra i monti e gli alberi e la nebbia, dove la ricerca metodologica sul film (come e dove fare le musiche, per esempio) si mescola alla documentazione popolare-famigliare dell'indagine effettiva.
Gigi Brozzoni va nei boschi e al cimitero a ritrovare il ricordo di Giancarlo; nel '57 Gigi aveva solo otto anni, e la storia di questa morte terribile gli è stata raccontata dal padre con un tono che sembrava quasi giustificargli l'assenza di abitanti a Nespello proprio con la causalità della morte di Giancarlo. L'indagine non è dunque incentrata sul capire il perché o il per come di questa morte, ma sulla spopolamento e l'emigrazione dalla zona, e sulla loro eventuale interconnessione con la morte di Giancarlo. È da allora, dacché Gigi aveva 8 anni, che è divenuta un'ossessione. Nel seguire Brozzoni, il film più che seguire effettivamente l'ombra del piccolo Giancarlo finisce per essere una documentazione geografica e antropologica — visione di un paesino e dei suoi abitanti, e in quanto tale rimane comunque un documentario fantasmatico. Anche il regista, nel seguire le vicende, sembra scomparire, spesso lasciando noi spettatori nella posizione di compagni di viaggio di Gigi.
Se il fine del mezzo-documentario è davvero documentare, "
Gigi a Nespello" usa il lavoro registico di
Alberto Valtellina, che ha un approccio didattico ma infinitamente curioso, per documentare le assenze e scoprire, passo dopo passo, insieme al protagonista del film (Gigi) e di riflesso insieme a noi spettatori, tutta una serie di passaggi e dettagli significativi. Non è un film che racconta una risposta, ma è un film che "scopre" delle domande: le trova e le scoperchia. È passato troppo tempo per una visione oggettiva dei fatti e può esistere solo la riflessione consequenziale di questa visione, l'espressione del fantasma - lucidamente comunicata dalle musiche ambient/drone spettrali che accompagnano l'intero lungometraggio.
29/04/2025, 21:36
Nicola Settis