Otar Ioseliani nasce il 2 febbraio 1934 a Tiblisi, in Georgia. Autore di un cinema profondamente etico, è stato osservatore impietoso, ma divertito, della natura umana. Nel solco della tradizione georgiana, per Ioseliani la vita degli uomini è una commedia da osservare da lontano nei suoi intrecci paradossali, in cui comunque tutto appare destinato a finire inevitabilmente in tragedia, con la nostra scomparsa da questo mondo. Per questo sembrerebbe necessario spendere questo breve arco temporale 'alimentando il fu...visualizza tuttouoco culturale con il legno della nostra esistenza', dove per cultura si intende per estensione anche quella del saper vivere insieme, fraterni e liberi su questa terra. Formatosi al VGIK di Mosca, allievo di Dovzenko, ha iniziato il suo percorso autoriale nel segno di un'arte apolitica – ma profondamente politica in senso godardiano: non 'fare cinema politico, ma politicamente cinema' - in una scena come quello sovietica in cui schierarsi sembrava inevitabile. Censurato e osteggiato proprio per questo in passato, il suo cinema si è sempre rivelato scomodo per ogni genere di autorità, anche quando la censura politica sovietica è stata via via sostituita da quella economica occidentale, dominata dal profitto, nella Francia in cui si era trasferito sin dagli anni '80. La grazia, la leggerezza, la profondità di opere-parabola come Aprile (1961), C'era una volta un merlo canterino (1970), Pastorale (1975), I favoriti della luna (1984), Un incendio visto da lontano (1989), Caccia alle Farfalle (1992), Briganti (1996), Addio Terraferma (1999), Lunedì mattina (2002), presentati e premiati ai festival di Berlino, Venezia e Cannes, li rende capolavori riconosciuti di un cinema raffinato, sottile e del tutto originale. Chant d'Hiver, presentato al festival di Locarno, che gli ha tributato anche il premio alla carriera, è il suo ultimo film, un vero e proprio canto in un’epoca in cui la musica è sempre più flebile.