Fondazione Fare Cinema
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24/12/1921 - 16/06/1972
Reggio Calabria, Italia

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Elio Ruffo


Biografia:
Elio Ruffo (Reggio Calabria, 24 dicembre 1921 - Bovalino, 16 Giugno 1972) porta nel sangue una propensione all'impegno sociale e politico. Ruffo di Bovalino è un'importante famiglia aristocratica calabrese, che annovera tra i suoi membri patrioti del Risorgimento e un martire, fucilato a ventiquattro anni nella piazza di Gerace, per aver partecipato ai moti calabresi del 1847.
Il padre di Elio, l'avvocato Gaetano Ruffo, fervente antifascista, fu costretto a ritirarsi nel paese natale di Bovalino, impossibilitato ad esercitare la professione, a causa della sua strenua opposizione al regime.
Laureato in legge, Elio Ruffo prese parte alla Resistenza, per poi dedicarsi a svariati lavori nella capitale: dall'impiegato al giornalista per Il giornale di Calabria, L'Umanità, Fotogrammi e Paese sera.
I primi contatti con il mondo del cinema avvengono con alcune esperienze da aiuto regista e attore nei film Undici uomini ed un pallone, Accidenti alla guerra! (1948) di Giorgio Simonelli, e Monastero di Santa Chiara (1949) di Mario Sequi.
Ma sono i suoi primi lavori da regista, i documentari S.O.S Africo del 1949 e Gente del sud (1950), che anticipano la poetica e i temi a lui cari: l’attenzione realista e priva di fronzoli nei confronti degli ultimi, della povera gente della sua terra. Si tratta di una posizione coraggiosa che non raccoglie necessariamente il consenso dei conterranei. Ė quindi con grande caparbietà che nel 1955 Ruffo produce il suo primo lungometraggio, Dopo l’alluvione, rinominato dalla distribuzione Tempo d’amarsi, proiettato fuori concorso al IX Festival del cinema di Locarno, dove riceve una menzione speciale come miglior film italiano. Ruffo esprime qui una cifra stilistica chiara, tra crudo realismo e lirismo, seguendo l’insegnamento dei maestri del neorealismo, per descrivere le difficoltà della sua terra e per mettere in scena squarci di umanità universali.
Preceduto da alcuni documentari, esce solo nel 1966, dieci anni dopo il primo, Una rete piena di sabbia, secondo e ultimo lungometraggio di Ruffo, film-inchiesta ambientato in Calabria. Incisivo e quasi didascalico nella raffigurazione della lotta di classe, dei poteri locali corrotti e in combutta con la criminalità organizzata, il film ha una scarsa circuitazione: le tematiche affrontate sono ritenute periferiche.
Le perenni difficoltà produttive rendono incompiuti altri soggetti d’impegno civile che Ruffo aveva in serbo: L’attentato Zaniboni, una ricostruzione storica sul tentato attentato a Mussolini, Borboni ’70, approfondimento sul rapporto tra stato e mafia e Una famiglia del sud, un grande ritratto familiare corale, che sarebbe stato precursore di Il Gattopardo.
Una morte improvvisa però, colse Elio Ruffo appena cinquantenne. I pochi lavori che ci ha lasciato restituiscono un cinema allo stesso tempo impegnato e poetico, dettato dall’amore per la propria terra e dalla partecipazione sincera alla sofferenza della propria gente. Il cinema di Elio Ruffo è scandito dal coraggio di chi vuole cambiare le cose, perseguendo ideali di giustizia e libertà.
(ultima modifica: 19/07/2022)



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