VENEZIA 80 - La Roma bruciata di "Adagio"

Parte forte il nuovo film di Stefano Sollima. In una Roma che va letteralmente a fuoco, dove l'orizzonte è rosso di fiamme, una strana storia incrocia le vite malavitose di ieri e di oggi e dove la partita si gioca tra cattivi contro cattivi.

Un ventenne di periferia entra in una festa del centro storico, una festa equivoca dove scopriamo è costretto ad accedere da alcuni poliziotti senza scrupoli. Una volta dentro, scopre che sarà obbligato a fare qualcosa che non vuole fare e dunque sceglie di scappare e dileguarsi in scooter nella notte della Capitale.

Il film è costruito sull'inseguimento e sulla ricerca del ragazzo. Gli agenti senza scrupoli che lo cercano cominciano a imbattersi in una serie di interessanti personaggi, delinquenti di una certa età che sopravvivono senza più brillare, almeno apparentemente, nel firmamento della malavita romana.

"Adagio" è sicuramente coinvolgente nel suo percorso però, ad un certo punto della narrazione, ci si chiede se quella a cui abbiamo assistito sia l'unica motivazione che muove questa sanguinosa caccia all'uomo, e una volta accertato questo, capiamo quanto sia inconsistente. Il film è spettacolare, girato bene come sempre i film di Sollima, gli attori sono tutti molto convincenti in ruoli desueti, ma la troppo sottile causa scatenante fa di tutto per rendere la visione poco soddisfacente.

Mastandrea, Servillo, Favino nei panni dei vecchi delinquenti incalliti, ma anche la coppia di carabinieri senza scrupoli Giannini Di Leva, tiene ben alta una tensione che però trema sulle ginocchia di un pretesto molto lieve. "Adagio" è un bel film che lascia insoddisfatti, forse per la troppa fretta, in fase di scrittura, di arrivare a conoscere e a "giocare" proprio con quei personaggi così curiosi e originali che alimentano il film fino all'epilogo.