Sinossi *: Era il 28 febbraio del 1944, quando una trentina di giovani di Tolentino al comando del maresciallo Ennio Proietti decisero di non arruolarsi nell' esercito fascista. Sapevano di essere condannati a morte e di lasciare i propri familiari sotto minaccia di una deportazione nei campi di concentramento. Erano ragazzi allevati nel regime, digiuni di politica. Frequentavano l’Oratorio e l’associazione giovanile “Excelsior, ma decisero di partire per le montagne. Per fare Resistenza al Fascismo. Curvi sotto pesanti zaini la loro marcia era ostacolata dalla neve. Dopo cinque ore, sfiniti, giunsero a Montalto piccola frazione nell'alto maceratese, una zona che ritenevano fosse una postazione sicura. Il gruppo di Tolentino trovò alloggio nella vicina scuola del Tribbio Il 22 marzo 1944, dopo un rastrellamento, i ragazzi della Resistenza furono barbaramente giustiziati sotto colpi assordanti dei mitra, a gruppetti di cinque per volta. I loro corpi furono gettati nella scarpata, sopra i corpi dei loro compagni. Prima di sparare ai partigiani i tedeschi prendevano le loro scarpe. Una storia triste. Sparare per un paio di scarpe, rotte e consumate! Nessuna preghiera, neanche quella di Don Antonio, poté valere contro l'odio spietato e bestiale dei nazi-fascisti. Fra i giovani di Montalto Nello Salvatori ebbe la fortuna di sopravvivere alla strage camuffandosi tra i corpi senza vita dei compagni.
Note:
Il docu-film è realizzato attraverso un immaginario dell’emblematico paesaggio maceratese, dei luoghi in cui si sono svolte le vicende dell’Eccidio di Montalto. Il docu-film ha deliberatamente scelto di fondere poeticamente in un flusso narrativo le parole/immagini/interviste/testimonianze/foto senza mai utilizzare documentari storici o spezzoni cinematografici pre-esistenti. Fatto salvo per il finale dove è proposto un inedito reportage fotografico storico di Giancarlo Leggi, che ha documentato il ritorno delle bare dei giovani della Resistenza, il docu-film è realizzato con tutte immagini inedite, al presente, immagini trattate come una “soggettiva” o una poetica visione della realtà in cui è viva la memoria di una delle tante (purtroppo) stragi ad opera dei Nazi/fascisti.