Sinossi *:
“Break The Siege” è un documentario che vuole essere uno screenshot delle prospettive della scena hip hop palestinese, la quale negli ultimi dieci anni si è contraddistinta per un’incredibile crescita interna e per la risonanza a livello internazionale.
Girato durante il progetto internazionale “Hip Hop Smash the Wall” organizzato da Assopace Palestina, ha portato in contatto diversi artisti hip hop italiani con un gruppo di artisti, non necessariamente di grande fama mondiale, ma comunque membri attivi della hip hop community palestinese, dediti alla sua crescita ed espansione, e ha potuto offrigli un’occasione per far arrivare la loro voce oltre i muri, fisici e non, imposti attorno a loro.

Cast


Soggetto:
Giulia Giorgi (II)

Sceneggiatura:
Giulia Giorgi (II)

Musiche:
Ice One e Ceri

Montaggio:
Victor Rosalini Spacek

Fotografia:
Thomas Siemieniec

Suono:
Remote Frequences (Sound Designer)

TRAILER

FOTO




Note:
IL PROGETTO
Lo sguardo dell’operatore ha seguito l’intero processo del progetto, andando a perdersi spesso nei bellissimi paesaggi di questa terra martoriata. Anche se i veri protagonisti sono loro, i giovani artisti, tanto coraggiosi da sfidare ogni istituzione, compresa quella del loro stesso establishment, certi e convinti della giustizia della loro causa. Dal documentario traspare come questi giovani abbiano integrato la propria cultura di appartenenza con un linguaggio globale, troppo spesso confuso con la cosiddetta americanizzazione. Oltre ad aver reso il messaggio di resistenza più accessibile alla gioventù mondiale, questo gli permette anche di interfacciarsi con facilità ai propri coetanei occidentali. Ed è questo incontro, questo ritrovarsi e sentirsi vicini e uniti nonostante i chilometri e le diverse provenienze, che rende questo evento, e il documentario che ne è testimonianza diretta, preziosi e toccanti.
Il progetto, avvenuto in pochissimo tempo, ci mostra come l’hip hop sia un’incredibile cultura transnazionale, che permette di abbattere molti muri; e grazie all’instancabile lavoro dell’operatore Thomas Siemieniec (aka Tomson), la regista Giulia Giorgi, (aka bgirl Chimp), si è riusciti a catturare le impressioni dei partecipanti in tempo reale, raccogliendo testimonianze importanti, non solo riguardo all’hip hop, ma anche di vita dei membri palestinesi di questa comunità.
Cosa che traspare anche nelle dieci tracce del disco realizzato dai rapper italiani e palestinesi, come parte del progetto, che andrà a comporre la colonna sonora del documentario.
Anche per i partecipanti italiani è stato un incredibile momento di crescita, non solo per il contatto diretto con la realtà palestinese, ma anche per lo scambio creativo avvenuto con gli artisti locali e per gli input creatisi per occasioni di future collaborazioni.

I PARTECIPANTI
Per la sezione rap hanno preso parte gli italiani Coez, Kento, Lucci e Prisma insieme ad Anan Ksym e altri giovani promettenti MC palestinesi – Al Basha, Younan e Hadi – seguiti dalla label UG Records e dalla casa di produzione Mazaj Production, fondate dallo stesso Anan a Nazareth; poi Achelous, MC e beatmaker di Ramallah e i ragazzi del crew Sound World dall’Askar Refugee Camp.
Per la break dance gli italiani Xedo, Telemare e Chimp, e i bboy palestinesi di Nablus – Ameer, Abood, Yusef, Mohameed, Ibrahem, Ahmad e i tre giovanissimi della crew Dance Boys. L’obiettivo del progetto era coinvolgere bboys da tutta la Palestina ma peri Camp Breakerz (Gaza) non è stato possibile raggiungere la Cisgiordania perciò hanno partecipato a distanza attraverso un’interazione video nella performance realizzata dai ballerini al Ramallah Cultural Palace.
Mentre per i graffiti l’italiano Gojo con i palestinesi Ahmad, dall’Askar Camp di Nablus e Hamza da Ramallah.

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