Sinossi *: Le bellezze naturali di un paese dell’Aspromonte, Canolo, si contrappongono al borgo antico testimone con i suoi ruderi delle alluvioni che negli anni ’50 costrinsero molti degli abitanti ad abbandonare le proprie case. Le loro abitazioni non furono mai ricostruite e gli aiuti statali furono impiegati per fabbricare in un nuovo sito alloggi “moderni” i cui tetti furono poi rivestiti da lastre d’amianto. Il paese venne così smembrato in due: Canolo vecchio e Canolo nuovo, ripercorrendo un destino di stravolgimento urbanistico comune purtroppo a tutti quei piccoli centri che in Italia subivano gli effetti dei dissesti ambientali provocati dalle alluvioni. Gli eventi naturali da una parte e le scelte inadeguate della storia dall’altra trasformarono violentemente l’assetto di un luogo straordinario, lasciando dei segni visibili ancora oggi. Il nostro passaggio cattura i volti di anziani contadini vittime di quello sradicamento coattivo che rimane dolorosamente vivo nella memoria di un’intera comunità. I giovani sembrano spariti, partiti alla ricerca di un’occupazione. Ma, alla fine del nostro viaggio, incrociamo l’entusiasmo di un gruppo di bambini, nipoti di quei contadini, che con i loro libri di scuola sembrano rivolgersi al futuro con l’ottimismo inconsapevole delle giovani generazioni. Mentre in quegli alloggi, assegnati più di 50 anni fa, i tetti di amianto nel 2005 dovevano ancora essere smantellati. Finalmente nel 2007 è stata rimossa l’ultima lastra di cemento-amianto eliminando il problema ambientale e salutare che da lungo tempo affliggeva la città di Canolo.