Sinossi *: Nel 1982 mio padre e mio zio Enzo e Raffaello Bassotto, fotografi, si presentarono alla casa di riposo “Casa Serena” a San Michele chiedendo di poter fare un reportage fotografico sugli ospiti presenti in quel periodo. Installarono un piccolo set chiedendo se tra gli ospiti ci fosse qualcuno disposto ad essere fotografato raccontando in poche parole la propria vita. Ben presto fuori dalla stanza preparata per gli incontri si era formata una fila di persone agghindate col vestito più bello e truccate come per andare al ballo. Da quel reportage dolcissimo, durato diversi giorni, nacque una mostra alla galleria d’arte contemporanea “la città”, un libro intitolato appunto “Cent’anni di vita” e l’invito, tra gli altri, alla Mostra Internazionale di Arte Contemporanea della Biennale di Venezia. Lo ritengo forse il libro più riuscito di mio padre, pieno di poesia, pieno di vita vera. Ritratti potenti e parole reali. Durante la “seduta” fotografica infatti, vennero registrati i racconti fatti dagli stessi ospiti della casa di riposo e nella mostra e nel libro venne scelto un estratto di queste interviste da inserire sotto alla foto.
“Ascoltando” queste persone diventate anziane negli anni ‘80 si ha un’istantanea della vita nel secolo scorso. Le difficoltà, i piccoli momenti di felicità, la guerra, gli amori, il tutto filtrato dagli occhi di gente semplice e forte. Il documentario parte dall’idea di ritornare nella stessa casa di riposo intervistando chi vuole raccontarsi, per fare un parallelo con le persone fotografate da mio padre. Avere un ritratto dei tempi ovviamente diverso. Il secolo che finisce e differenti problemi. Ascoltare attraverso gli occhi di queste persone intervistate il passaggio di cent’anni di vita. Le voci degli anziani di allora (fisicamente registrate su nastro) si intrecciano nel documentario a quelle di quelli di oggi restituendo un quadro per certi versi simile ma molto cambiato per altri. Durante le riprese abbiamo pensato di arricchire le interviste con dei disegni fatti dalla grande illustratrice Joanna Concejo che “riproducono” alcuni ricordi raccontati dagli ospiti della casa di riposo. Un’operazione pensata in parallelo con quella del libro originale dove, ad ogni ritratto veniva affiancato una foto di altri tempi che richiamava le memorie raccontate. La foto, come il disegno, non appartengono realmente alla persona intervistata, ma in un gioco di realtà- immaginazione, ricordo reale o ricordo sognato accompagnano la testimonianza rendendola surreale.