Recensioni di :
- NFF - "Ciò che mi nutre mi distrugge", quel disturbo incontrollabile
- FdP 54 - CIO' CHE MI NUTRE MI DISTRUGGE - L'odio verso se stessi


Sinossi *:
Il film si sviluppa nell’arco di un anno, si raccontano i percorsi di cura di 4 pazienti, l’evoluzione del disturbo, le sconfitte subite e i traguardi raggiunti in una malattia difficile da combattere. Le storie delle 4 pazienti costituiscono l’asse portante della struttura narrativa e il luogo sono le sedute di psicoterapia. L’accesso alle sedute è un’occasione unica per far luce su un tema altrimenti molto difficile da raccontare nella sua reale essenza. La camera registra le storie, gli scontri, i ricordi, le sensazioni, i sentimenti, nel momento in cui si svelano alle persone stesse, nel momento in cui vengono tirate fuori dal profondo. Vediamo le persone cambiare, crollare, sperare di nuovo, curare e curarsi. Sentiamo il male profondo, lo vediamo uscire, manifestarsi o lo sentiamo nascondersi, rifugiarsi.
Il terapeuta provoca la discussione, aiuta i pazienti ad esprimersi, li aiuta ad aprirsi, a capirsi, anche quando fa male. Attraverso il confronto tra linguaggio verbale e linguaggio non verbale si costruisce la drammaticità del film si scopre quello che si nasconde dietro i gesti, si svela quello che le parole da sole non potrebbero mai dire.
In alcuni casi la paziente è sola di fronte al terapista, altre volte insieme alla famiglia. La tensione è forte, alle spalle ci sono giorni passati in silenzio tra le mura domestiche, senza riuscire a comunicare. Qui lentamente si abbattono quelle barriere che prima sembravano invalicabili e tra dolore e speranza si riapre il dialogo. L’espressione del disagio, localizzata nella distorta percezione del corpo e nel rapporto col cibo, mostra le sue radici. Gli autori del film, dal loro osservatorio privilegiato, registrano quelle parole mai dette, intercettano quegli sguardi mai scambiati.
L’unità di luogo del film è il Centro per la cura dei Disturbi Alimentari della ASL RME, struttura pubblica che ha sede presso il Comprensorio di Santa Maria della Pietà.

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Note:
Nel film il tempo è scandito dal passare delle stagioni nel parco del Comprensorio di Santa Maria della Pietà che accoglie il servizio ambulatoriale per la cura dei Disturbi Alimentari della ASL Roma E. È un complesso monumentale, ex manicomio più grande d’Europa, costituito da una vasta area con padiglioni edificati nel primo '900 immersi in un parco di molti ettari di grande bellezza e valore. Il comprensorio ha assunto un significato particolare per la memoria della città di Roma, rappresentando prima, come manicomio, il luogo dell'esclusione e della negazione dei diritti e poi, nel processo che ha portato alla sua dismissione, un luogo che accoglie diversi servizi pubblici, sociali e associazioni territoriali e cittadine. L'associazione Fenice Lazio costituita da genitori di pazienti in cura presso il Centroper la i Disturbi Alimentari, si sta battendo da anni affinchè possa nascere, al fianco del servizio ambulatoriale già esistente, una residenza riabilitativa per i pazienti affetti da Disturbi del Comportamento Alimentare.

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