Sinossi *: “Posso solo patire il tempo di quel guardare, guardare di nuovo, un tempo eccessivo che supera ogni misura”. I pensieri di Pietro Fortuna sul suo fare artistico sono seguiti dalla camera che si muove con delicatezza tra le sue opere, intimamente legate ai luoghi del suo quotidiano, la sua abitazione e il suo studio, i diversi momenti di una vita e di un sentire in armonia con le ragioni più autentiche dell’arte. Tutto sembra partecipare alla creazione di un atlante tridimensionale dove l’emozione scaturisce da quella ritualità del gesto che pone l’artista e la sua opera in uno spazio al di qua del mondo, condizione necessaria affinché si crei la possibilità di comunicazione tra l’artista, il pubblico e l’opera.