Sinossi *: “Firenze 66 – Dopo l’Alluvione” è un’indagine, vissuta attraverso le testimonianze dirette dei protagonisti, il commento degli esperti e una meticolosa ricerca di immagini e documenti d’archivio, sui segni profondi che la forza distruttrice dell’Arno ha inferto a Firenze e alla vita dei fiorentini, ma è anche il racconto dell’impegno nel recupero del patrimonio che ha fatto della città un cantiere di eccellenza e di innovazione nelle tecniche del restauro, oltre che il ricordo di una delle più grandi manifestazioni di solidarietà e di partecipazione internazionale cui si sia mai assistito nella storia.
Nei giorni della catastrofe furono centinaia di “Angeli del Fango”, giovani volontari poco più che diciottenni, ad accorrere a Firenze da tutto il mondo per contribuire al salvataggio della città e del suo patrimonio culturale, affiancando i fiorentini in un enorme sforzo alimentato dalla solidarietà reciproca. Si trattò a tutti gli effetti della prima grande mobilitazione giovanile spontanea del Dopoguerra, in cui tanti ragazzi, animati da una comune passione per l’arte, superarono i confini e le divisioni della Guerra Fredda per mettere in salvo un patrimonio che ritenevano appartenere a tutta l’umanità. Questo clima di collaborazione e solidarietà internazionale andò avanti anche nella fase di ricostruzione, con una campagna di aiuti che coinvolse numerosi paesi e una titanica opera di recupero e messa in sicurezza del patrimonio che ha segnato la vita della città nei decenni successivi.
Note:
Il racconto di “Firenze 66 – Dopo l’alluvione” si snoda lungo tre filoni principali. Parte dal decennale restauro di opere medievali e rinascimentali, come l’Ultima Cena di Giorgio Vasari – che tornerà nella Basilica di Santa Croce proprio in occasione delle celebrazioni ufficiali del cinquantenario – o il Crocifisso di Cimabue, gravemente danneggiato dall’alluvione e tornato in Santa Croce, grazie a innovative e complesse tecniche di restauro. Il documentario illustra allo stesso tempo l’incredibile lavoro di recupero di milioni di volumi a stampa e migliaia di manoscritti rari della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, approdando poi alla nascita del Museo Novecento, concepito grazie a un primo progetto dello storico dell’arte Carlo Ludovico Ragghianti, che pensò di sfidare la situazione post-catastrofe creando un innovativa struttura dedicata alle arti contemporanee e aperta anche al design.