Sinossi *: Un affresco delle persone che vivono e ruotano attorno all’ex conceria Sabatia a Milano, a 15 minuti dal duomo, a 90 metri dal naviglio, tra la Barona e il Gratosoglio. Uno spazio di interazione tra abitanti, artigiani e commercianti, tra bambini e adulti, tra un presente di integrazione di persone molto diverse tra loro, in continuo movimento secondo direzioni e velocità differenti, e il passato di un’ex fabbrica. Al degrado di elementi di primaria necessita (impianti elettrici, fognature, raccolta della pattumiera, infrastrutture), corrisponde però un’energia umana e vitale, un valore esplosivo di condivisione degli spazi.
Questa ex fabbrica trattava pelli e inizialmente ospitava circa 150 operai in camerate comuni provenienti tutti dallo stesso paese: Solofra in provincia di Avellino. Chiudendo l’attività nel 1991 la struttura si è col tempo trasformata in contenitore di spazi lavorativi e abitativi, un luogo di
residenza di americani, bulgari, cinesi, croati, domenicani, italiani, marocchini, peruviani, polacchi, rumeni, salvadoregni, tunisini, ecc. La maggior parte delle volte sono le persone ad adattarsi al
posto e agli spazi e non il contrario. I lavori praticati oggi sono numerosi e di vario genere, da quelli tipicamente artigianali quali fabbro ferraio, tornitore, meccanico, restauratore, elettricista, idraulico,
muratore, vetraio, falegname a professioni più vicine all’ambito creativo come registi, designer, scenografi, attori e artisti visivi.
Persone di habitus, estrazione sociale, professione, obbiettivi, esperienze profondamente diverse riescono a convivere e condividere questo luogo attraverso mille contraddizioni, armonie e disarmonie, legami, amicizie e inimicizie che si avvicendano alternandosi nello spazio e nel tempo.
Fuorimano è un racconto che non segue una cronologia lineare, ma osserva le varie combinazioni tra il luogo e le persone che lo abitano: tra queste sembra esserci un comune denominatore che va oltre il basso costo economico degli affitti, una sorta di anarchia non dichiarata che regola le
relazioni e i suoi equilibri.
Tra visioni socio-antropologiche e racconti di quotidianità “spiccia”, prende così forma una relazione tra spazio post-industriale e abitanti di vario genere, uno sguardo micro-etnografico su uno spazio apparentemente fuorimano rispetto al centro città ma in realtà velocemente raggiungibile
seguendo la linea retta del naviglio.