Sinossi *: Una collezione di giochi infantili, in materiali differenti: legno, ferro, carta, stoffa, gesso, celluloide, cera. L'epoca va dalla fine della Prima Guerra Mondiale agli anni Cinquanta.
La provenienza: tutto il materiale è stato ritrovato sulle Dolomiti, “Un paese localizzato su quella macchia bianca del mappamondo spirituale dove una Cina di porcellana confina, sotto un cielo minerale con le rocce delle Dolomiti colorite di un rosso artificiale” (T.W. Adorno), in un villaggio che fino alla Prima Guerra Mondiale faceva parte dell'Austria.
I luoghi di provenienza dell'accumulazione degli oggetti sono l'Europa dell'Est, l'Italia del Nord, la Russia, il Giappone. È predominante il carattere di confine dei materiali. Varie categorie lo costituiscono. Categorie umane, animali, vegetali, oggetti, in differenti scale ridotte ne fanno parte. Sono riconoscibili, al loro interno, le epoche storiche tra fascismi, nazismo e dopoguerra.
L'immagine è vista attraverso una lente rovesciata. Negli oggetti rimpiccioliti appaiono le funzioni di un mondo contadino e rurale, i lavori agricoli, quelli legati agli animali, ai boschi, i lavori domestici, legati alla casa, ai suoi spazi, i mestieri tradizionali, le botteghe. Elementi del folklore e dei costumi popolari e religiosi.
Catalogo di diecimila giochi miserabili sopravvissuti, di infanzie travolte da due guerre mondiali. Miniaturizzazione di materiali poveri: ombre lunghe del fascismo del nazismo: ROBERTO: Roma Berlino Tokio: Made in Italy, Germany, Japan. Ritrovati nei luoghi dove Gustav Mahler compose Das Lied von der Erde, appena prima della guerra: rappresentazione di un universo mitteleuropeo spazzato via.
Nella serie dei pupazzi grotteschi (tutto è in cattivo stato, un arto si è perso, una testa si è perduta, un brandello di tessuto si è staccato) si annuncia uno sterminio e i suoi contorni discriminanti: appare il nero, il cinese, l'ebreo. Su di una stoffa la stella di David.
I corpi sono scoloriti, screpolati, talvolta senza testa, le trame di tela degli arti, i tessuti logori, i volti espressionisti, sono quelli di Oh! Uomo. Tutto è stracciato, rovinato, corroso: le porcellane, l'organza, il bisquit, lo zucchero, la cartapesta, la celluloide, il caucciù, la cera, i materiali autarchici sfilano, decomposti e sgangherati, un tempo accarezzati, amati, con qualche singulto di suono. Orrore ancora una volta.
I corpi sono marchiati, tatuaggi che indicano la loro provenienza. Sono così prigionieri del loro luogo di origine. Rimandano ai corpi dei lager.
I corpi spezzati accatastati delle bambole, dei pupazzi, rimandano ad 'altri' corpi spezzati gettati accatastati, nelle fosse comuni delle guerre.