Sinossi *: Prima del 12 gennaio 2010, molti haïtiani ignoravano che la terra potesse tremare, tremare talmente da far cadere il cemento. Punizione di Dio? Del diavolo? Gli Stati Uniti hanno testato una nuova bomba su Haïti? Sta di fatto che, dopo il terremoto, una nuova parola appare a Port-au-Prince: “Goudougoudou”, un onomatopea che si riferisce al rumore assordante della terra che trema. Una nuova parola per questa “cosa” sovrumana che molti haïtiani, solamente giorni dopo, riusciranno a chiamare terremoto.
E’ un brutto sogno? Un incubo che ci sfugge e che degenera? Dopo la prima scossa, molti haïtiani si sono trovati in una situazione completamente surreale. Un universo in cui i morti sembrano sempre esser vivi e in cui i vivi non escludono di esser morti. La notte, per settimane, mesi, è stato difficile ritrovare il sonno. Un sonno leggero, pieno di immagini lugrubi ma a volte costellato da immagini più leggere, di speranza.
Questo documentario mette in luce i ricordi del terremoto, i sogni e gli incubi di dieci donne, uomini e bambini nella Haïti del dopo terremoto. Si vedono delle persone in carne e ossa e non le vittime silenziose senza parola o i selvaggi violenti che i media occidentali ci hanno presentato. Non si tratta di eroi, sono semplici persone che al di là del lutto e delle del dolore, cercano di andare avanti e rifiutano di accettare che Haïti sia diventato un paese di morti viventi.
Ci siamo immersi nel ritmo caotico di Port-au-Prince, col suo paesaggio surreale e di distruzione. Ci siamo immersi nel quotidiano, nella “sopravvivenza” dei nostri “personaggi”, che, con fiducia, nel fragile silenzio che scandisce le loro attività, raccontato con gli occhi immersi nella camera quei 40 terribili secondi.
In seguito, una donna e sua figlia viaggiano in un autobus colorato e pieno di gente che si allontana dalla città. Ci portano in una Haïti diversa, senza i detriti e le rovine. Vediamo le spiagge paradisiache dei caraibi, i campi di riso, gli alberi di mango, i mercati creoli. Ci portano lungo quella Haïti che esiste tuttora e che contrasta con le immagini di distruzione che ci siamo abituati a vedere