Sinossi *:
È un invito all'operosità contro l'ozio la citazione biblica che chiude Il silenzio del mondo di Riccardo Palladino: “Fino a quando pigro te ne starai a dormire? Quando ti scuoterai dal sonno?”. L'azione è quella del filmare, con una vecchia Beaulieu in 16 mm che appare – insieme all'uomo che la manovra – riflessa sul tronco di un albero lungo la riva di uno specchio d'acqua. Un'azione che istituisce un senso, o meglio ne va in cerca, nel silenzio con cui il mondo risponde all'attesa di significati: “Le cose tacciono oscuramente”, bisbiglia la voce narrante - “l'uomo si apposta alla ricerca dei significati come un cacciatore che si protende ad ascoltare”.
Di fronte allo sguardo della macchina da presa l'acqua viene increspata dal vento, dal passaggio di una barca, da un cane che nuota. Sopra un ponte una coppia si scatta un selfie, una donna legge un libro seduta su una panchina. C'è una connessione segreta fra questi eventi che avvengono “casualmente” nello spazio e nel tempo? A chi parla questa “natura indifferente”, e con quale linguaggio? L'unico possibile è quello creato dalla stessa macchina da presa nell'atto del filmare, alla ricerca di qualcosa che rimane nascosto fra le pieghe dell'acqua.

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