Sinossi *:
Ci sono abiti che sono entrati nella storia dell’iconografia del cinema mondiale. Cosa sarebbe Il Gattopardo se Claudia Cardinale non fosse stata stretta in quel corpetto disegnato da Piero Tosi? E la prima immagine che viene in mente de La grande bellezza non sono proprio le giacche monocromo di Jep Gambardella, il re delle feste? Eppure in pochi si rendono davvero conto dell’importanza del lavoro dei costumisti del cinema, "il lavoro c’è ma non si vede". Un documentario alla scoperta di quel lavoro, sapendo bene che il linguaggio cinematografico è prevalentemente visivo, fatto di primi e primissimi piani, di dettagli che danno valore a una giacca, a un guanto, a un cappello. In quest’ottica il costume non è solo un elemento decorativo ma è “elemento della forma e del contenuto del racconto stesso”: il costumista ha il compito di interpretare la volontà del regista, di raccontare l’epoca, di delineare la psicologia dei personaggi. Il documentario racconta il lavoro artistico e artigianale che nasce nelle trame del costume fino a diventare la seconda pelle del personaggio. A partire dagli abiti, dai bozzetti, dall’intuizione. Dalle scelte dei colori, dei tessuti, dei particolari. Un racconto affidato ai costumisti italiani più amati in Italia e all’estero, i più ricercati dai registi italiani e internazionali: Piero Tosi, Gabriella Pescucci, Gianna Gissi, Daniela Ciancio, Lina Nerli Taviani…
Il nostro viaggio inizia tra le stoffe del neorealismo e arriva al cinema contemporaneo. Con un’idea: "Il costume non è solamente e semplicemente quello che ti metti addosso, il costume in ogni epoca è il risultato di un momento particolare, di un momento storico, politico, economico, artistico, culturale…".



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