Sinossi *: Fino a mezzo secolo fa le Officine Grandi Riparazioni erano una città nella città, popolata da oltre 1500 persone. Circondati dai binari e da muri di cemento che li separavano dagli occhi di Bologna, i capannoni nascondevano non solo treni e sudore, ma anche amicizia, passione, mestieri e arti.
Per i ferrovieri, le OGR non erano solo un luogo di lavoro, erano una casa. Si stava in compagnia, si organizzavano tornei di calcio, si autoproducevano oggetti d'uso comune.
Nessuno, fino agli anni Ottanta, poteva prevedere quella che oggi viene ricordata come una terribile strage, la ferita dell'amianto.
Nessuno degli operai, certo, né delle loro famiglie, o dei cittadini fuori dalle mura delle OGR. Ma di sicuro qualcuno sapeva perché da qualche anno tanti rotabili, rivestiti di quell'isolante così funzionale, venivano spediti a Bologna per essere scoibentati. Gran parte delle carrozze d'Italia sono passate per le mani dei ferrovieri bolognesi, che raschiavano via l'amianto, lo riducevano in fiocchi, lo chiudevano in sacchi di iuta che venivano trasportati a San Lazzaro e gettati in una comune discarica.
Perché rimuovere con tale urgenza, e con tali costi, un materiale che alla sua comparsa nel mondo dell'industria fu tanto apprezzato per le sue qualità chimico fisiche? Se già si era a conoscenza della pericolosità dell'amianto, perché gli operai delle Officine non sono stati tutelati?
Ancora oggi i dipendenti delle OGR pongono le stesse domande su quel silenzio che ha spezzato centinaia di vite e che tuttora continua a mietere vittime. L'ultima, un operaio di quarant'anni che si è tolto la vita ai primi sintomi del mesotelioma.
A memoria di una strage dimenticata e di tutta la storia delle Officine resta un piccolo ma ricchissimo museo, inaccessibile a chi viene da fuori. L'ha costruito Salvatore Fais in dieci anni di lavoro, raccogliendo ricordi e volti di chi non c'è più.
Questa inchiesta segue il filo della collezione segreta di Salvatore, attraverso le sue fotografie, gli archivi e gli oggetti, per ricostruire e conservare un pezzo della storia di Bologna che tra qualche anno, dopo la chiusura delle Officine prevista per il 2014, verrà cancellato. Così come la memoria delle tante vittime dell'amianto.