Sinossi *:
Entrava nel salotto degli italiani col suo faccione bonario e il saluto divenuto proverbiale: Amici dei miei amici...buonasera! Così cominciava una delle trasmissioni più celebri della Rai degli anni '60.
Dagli studi televisivi della Rai, Angelo Lombardi, ex cacciatore di fiere convertitosi all'etologia, e il suo aiutante ascaro Endalù, incantano i telespettatori maneggiando davanti alle telecamere serpenti velenosi, animali esotici e strane bestie sconosciute ai più. Sono una sorta di Mandrake e Lothar ma scambiati di peso, il bianco corpulento e il nero smilzo. Con loro c'è anche Bianca Maria Piccinino, colta, elegante e amatissima dagli spettatori. È il magico richiamo del: "venghino signori venghino" di antica memoria, che convogliato dal tubo catodico si diffonde via etere in un paese che conta ancora un 8% di analfabeti. Analfabeti che Alberto Manzi sprona a leggere e scrivere, mentre Angelo Lombardi li invita a condividere una passione per la zoologia di paesi remoti. Lombardi è l'esploratore di ritorno da safari esotici che riporta con se scimmie, pappagalli e altre meravigliose creature, per il progresso e la conoscenza di tutti coloro, grandi e piccini, che non hanno gran dimestichezza coi viaggi se non quelli da casa al lavoro, ma sognano di tribù e paesi lontani.
La trasmissione - che totalizza 78 puntate nell'arco di otto anni - raggiunge vette di popolarità comparabili al Musichiere e Lascia e Raddoppia. Angelo Lombardi diventa un'icona della TV di stato, al pari di Riva e Mike Bongiorno. Inaugura sedi Rai in tutt'Italia, fa il testimonial nei Caroselli della Lebole, fonda zoo e rettilari in lungo e largo, diventando di fatto il modello per le tante trasmissioni di divulgazione scientifica che lo seguiranno.
La suggestione del programma, oltre che sul carisma dell'ideatore e l'attrazione/timore per l'animale selvatico ammansito, ma sempre potenzialmente pericoloso, evoca, almeno per una fetta del pubblico adulto, una vena di nostalgia per un'Africa italiana perduta. L'attendente ascaro Endalù, la scimmietta addestrata e il leoncino Ciack nelle braccia del suo padrone bianco, sono una versione da Italia del Boom della narrativa che il regime del ventennio aveva provato a celebrare con la Mostra d'Oltremare del '40, dedicata alla "gloria dell'impero italiano nell'Africa del nord e nel Mediterraneo" inaugurata a Napoli appena prima lo scoppio della guerra.
Al padre Angelo si andò affiancando (un po' come negli Angela di oggi) il figlio Guido, che ha continuato l'attività di "esperto d'animali" anche dopo la scomparsa nel 1996, del popolare padre.

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