Sinossi *: Breve viaggio lungo il fiume Olona, al centro di vasta area di sviluppo industriale fin dal XIX secolo, e quindi, un tempo, il più inquinato d’Italia, e la ferrovia oggi in abbandono, che correva parallela, dove le trasformazioni e le ingiurie dell’uomo hanno inesorabilmente modificato il paesaggio originario. Attraverso la testimonianza diretta e i ricordi personali di due abitanti del fiume, un falegname che vive in un mulino senza più acqua né vita e uno storico del paesaggio che del mulino conserva ricordi d’infanzia, apprendiamo, ad esempio, che di quest’ultimo, con le sue case nel fondovalle, assiepate le une alle altre come in un unico borgo, viene cancellata la propria funzione storica mediante la costruzione di un grande anello di cemento armato, una specie di ciambella che corre tutt’intorno al borgo separandolo, per così dire, dal resto del territorio e soprattutto dall’elemento naturale per cui esso era da sempre esistito, ossia l’acqua.
Una storia questa, in cui l’idea dello heimat (ossia dell’appartenenza ad un preciso territorio), si unisce al grido d’allarme a difesa di un patrimonio naturale, frutto di numerose e secolari stratificazioni, che continua, ancora oggi ad essere vittima della stupidità e dell’aggressività umane.