Sinossi *:
Un camion con mille chili di esplosivo partì da Palermo nel 1993 e attraversò indisturbato l’Italia. Al volante il mafioso Pietro Carra trasportò il carico fino a Roma, Firenze e Milano. Dalla bomba di via Fauro a Roma, il 14 maggio, per uccidere il giornalista Maurizio Costanzo, a via dei Georgofili a Firenze, tredici giorni più tardi, fino al 27 luglio in via Palestro a Milano e contemporaneamente a San Giovanni in Laterano e a San Giorgio al Velabro, Cosa Nostra provò a capovolgere le sorti democratiche dell’Italia, puntando al cuore dello Stato in modo eversivo e terroristico fino a tentare di distruggerne il patrimonio storico-artistico. L’inchiesta di Maria Grazia Mazzola punta alla ricostruzione dei fatti accertati da sei sentenze definitive e agli interrogativi irrisolti. Quale fu il ruolo dei protagonisti principali delle stragi, i boss Matteo Messina Denaro e i fratelli Graviano? Sono loro, oggi in carcere al 41 bis, i depositari dei segreti dell’organizzazione mafiosa. E proprio a Matteo Messina Denaro, rivolge l’appello accorato il padre di una ragazza rimasta invalida per le bombe: “Fai un gesto di bontà, ti manca poco da vivere, dì la verità sulle stragi del ‘93”.
Chi suggerì di colpire gli Uffizi e la Galleria di Arte Moderna di Milano? “Furono interrotte le comunicazioni a Palazzo Chigi – racconta a Speciale TG1 il Procuratore aggiunto di Firenze Luca Tescaroli, titolare delle indagini sui mandanti esterni – e per la prima volta fu sfiorato un colpo di Stato”.
“Con le bombe del ‘93 i boss tentarono di fermare la legislazione antimafia e il 41 bis, il carcere duro”, testimonia Francesco Messina, Direttore Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, tra gli investigatori che collaborarono coi magistrati Gabriele Chelazzi e Pierluigi Vigna, fino alle condanne di boss e gregari.

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