Sinossi *:
Il 3 aprile 1922, durante lo scavo di un canale di scolo, in Valle Trebba, una delle Valli di Comacchio da poco prosciugata, vennero alla luce alcuni oggetti di terracotta di particolare interesse. La Soprintendenza alle Antichità e Belle Arti, prontamente informata, annunciò che gli oggetti erano di inestimabile valore: si trattava di vasi di ceramica attica, trovati per di più nella necropoli della mitica città etrusca di Spina.
Ha così inizio, in maniera quasi casuale, una storia archeologica di eccezionali rinvenimenti che continua ancora oggi. A dirigere la prima campagna di scavi è, inizialmente Augusto Negrioli, al quale succede Salvatore Aurigemma che terrà la direzione dei lavori fino al 1935 quando viene inaugurato il Regio Museo Archeologico Nazionale di Ferrara a Palazzo di Lodovico il Moro. Dopo la parentesi della guerra, al nuovo soprintendente Paolo Enrico Arias, nominato nel 1946 è affidato il difficile compito della ricostruzione, o, meglio, di ridare nuova vita alla Soprintendenza archeologica dell’Emilia – Romagna e al museo di Spina. L’anno successivo, nel 1947, giunge alla direzione del museo Nereo Alfieri.

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