Sinossi *: Veronica è una donna rumena condannata ad 8 anni per traffico di clandestini, dell’Italia non conosce che il carcere veneziano. Con ironico impegno, Veronica crea abiti di alta sartoria, coinvolgendo le altre detenute in una sfilata di moda e vivendo l’esperienza del carcere come la condizione di una donna immigrata per lavoro. La sua passione le permette di guadagnare abbastanza soldi per mantenere i suoi quattro figli e di ottenere un permesso premio per vedere per la prima volta Venezia e per riabbracciare la figlia. "La Stoffa di Veronica" è un saggio sulla forza di volontà che supera in maniera lucida, ironica e al contempo poetica le mura di un carcere e unisce chi sta da una parte e chi dall’altra nel nome della libertà. Sotto le finestre, dieci donne sfilano in abiti antichi. Spacciatrici, assassine, ladre, italiane e straniere, giovani o meno, trasformate in gran dame, attraversano il cortile avvolte in abiti suntuosi, confezionati a mano su modelli che vanno dal ‘400 al ‘900 veneziano. Il cortile del carcere femminile della Giudecca di Venezia è pieno di sole. Le detenute, affacciate alle finestre, aggrappate alle sbarre, applaudono. Sono le prove generali. La sfilata avrà luogo fuori dalle mura del carcere, organizzata dalla cooperativa per cui lavora Veronica, la capo sarta del laboratorio della Giudecca. Veronica ha 39 anni, è rumena ed è stata arrestata per traffico di clandestini. È stata condannata a 8 anni in contumacia. Sono tre anni che è dentro e gli abiti li ha confezionati lei, da sola; con grande talento, cuce concentrata, puntuale e precisa. È stata arrestata alla frontiera tra Romania e Ungheria e in Italia lei non c’era mai stata. Forse è per questo che Veronica percepisce la sua esperienza e il suo lavoro in carcere come quella di una qualsiasi altra donna immigrata per lavoro. Sua figlia non racconta a nessuno che sua madre è in carcere; ai suoi amici, Claudia, 17 anni, dice che la madre è in Italia e lavora in una fabbrica. Con senso pratico, disarmante ironia e due vispi occhi azzurri, Veronica si è conquistata una posizione all’interno della Giudecca e adesso guadagna 900 Euro al mese. Con i soldi ci mantiene i quattro figli rimasti in Romania, e lavora appassionatamente proiettata ad ottenere le agevolazioni concesse dalla legge. In occasione della sfilata organizzata dalla cooperativa, ad esempio, Veronica potrà richiedere un permesso premio. Questo le permetterà di uscire per qualche giorno, vedere Venezia per la prima volta, incontrare la figlia che non vede da tre anni e conoscere meglio l’uomo con cui si scrive e che ha visto una sola volta. Il film racconta la storia degli sforzi sostenuti per ottenere il permesso premio e l’entusiasmante momento dell’uscita e della sfilata, in cui le stoffe broccate, le sete e i merletti diventano lo strumento e il simbolo della forza reattiva di Veronica. “La Stoffa di Veronica” è un film sulla forza di volontà, il ritratto poetico e ironico di una donna determinata che si muove da sola, lontano dagli stereotipi e da ogni autocommiserazione. Un modo di vedere la vita che forse noi, più ad occidente, abbiamo dimenticato.