Sinossi *:
Il film ricostruisce, grazie all’intreccio di interviste, immagini, musiche e parole, tre possibili vie di trasformazione di canti che provengono dalla tradizione orale italiana. Tre vie e tre donne (Giuseppina Casarin, Anna Maria Civico e Antonella Talamonti) che hanno dedicato la loro vita a mantenere vivo e trasformare un materiale musicale e canoro di rara bellezza. Tre donne che vivono in regioni diverse e con le quali e' possibile percorrere simbolicamente l’Italia intera: dal Veneto alla Calabria, passando per Roma. Dalle loro scelte estetiche e performative emergono tre differenti modi di contattare il mondo della tradizione orale, rispettando la radice antica dei canti senza rinunciare alla ricerca di nuove modalita'; esecutive o compositive. I canti, accompagnati da immagini che richiamano aspetti naturali specifici della terra in cui sono nati, conducono lo spettatore in uno spazio estetico che aumenta la forza delle parole e dei concetti relativi al lavoro artistico, musicale e sociale delle tre protagoniste.

NOTIZIE 'La Terra dei Canti'



Note:
I canti di tradizione orale presenti nel documentario provengono da ricerche sul campo e all’interno di archivi web aperti (Archivi sonori, Lomax/Carpitella) e mostrando la loro collocazione originaria nelle pratiche di trasmissione e di esecuzione diffuse in molteplici regioni italiane. Per lo più proposti in forma di
frammenti, i canti sono: “Gloria di Montedoro” canto del repertorio paraliturgico della settimana Santa di Montedoro (CT), “La passione di Diamante” denominato anche “Pianto di Maria”, proviene da Diamante (CS), “A Montasòla” discanto della Sabina (RI), “Signuruzzu faciti bon tempu” (conosciuto come “A la Fimminisca” una preghiera delle donne per i mariti marinai di Trapani) e “Aja Mola” (canto di tonnara di Favignana), “Igiri no bogna” (ninna nanna nigeriana), “Mare Nostro” (frammento di canto d’autrici delle “Sorie Storte”), “Metara” (canto di mietitura calabrese), “Arvulu” canto di Torrevecchia (CS) - registrazioni Roberta Tucci, Antonello Ricci, “U mel’aviti” ninna nanna siciliana di Palazzolo Acreide (SR) - archivio di Antonino Uccello, “E tuttu stanotti” canto di Torano Castello (CS) - registrazioni Roberta Tucci, Antonello Ricci, “Sant’Iseppo” (canto di battipali veneziano), “L’odor” (canto veneziano di venditore ambulante di pesce a Rialto), “E la Za’ vecchia” di Feroleto Antico (CZ), “Stamattina s’è fatto giorno” (canto di nozze, musiche di Rrosa trio, testi tradotti dal canto arbëreshe “Somenate” ), “Ti ndë një finestër e u nën një ballkun” (serenata Arbreshe di Lungro, CS), “Ce lu toccamu lu peduzzu a Rosa” canto di Feroleto Antico (CZ), “Le straniere” (canto d’autrici: Elena D’Ascenzo e Anna Maria Civico), “Iò” canto composto da Libera Società di improvvisazione, “Peregrinazioni lagunarie” (canto popolare lagunare veneziano), “Stabat Mater” (musica di Antonella Talamonti), “Na rustiana” (canto di matrimonio friulano della zona della Carnia), “Madonuta” (musica di Antonella Talamonti su testo di Pier Paolo Pasolini).

CORO DELLE CICALE, progetto avviato da Giuseppina Casarin, nasce nel 2013 dall’esigenza di contribuire alla salvaguardia di un patrimonio culturale di straordinaria bellezza che oggi in Italia va scomparendo e che ha il grande valore di essere testimonianza di una storia, quella del popolo, troppo spesso dimenticata dalla storia ufficiale. Riportare alla luce questi canti, condividerne la bellezza e la verità, la forza intensa del loro senso, porta inevitabilmente a vivere un’esperienza di forte mediazione con le proprie radici più profonde. Il repertorio spazia tra i diversi canti di tradizione orale del Nord e del Sud dell’Italia, toccando i temi legati al mondo popolare, alla vita semplice e vera del quotidiano: il lavoro, la fatica, la festa, l’amore, la ritualità religiosa, armonizzando le espressioni della vocalità sia in forma solistica che corale. I canti proposti dal Coro delle Cicale sono come un richiamo, una radice viva, un legame forte con questo mondo, che cerca nuove strade, nuovi percorsi, nuovi contesti e ragioni per essere cantato e ascoltato.

CORO VOCI DAL MONDO, fondato e diretto da Giuseppina Casarin nel 2008 a Mestre-Venezia, è un coro di circa 60 voci italiane e straniere che vogliono, insieme, per dar vita a un canto “nuovo”, che emerge dall’incontro di storie, voci, lingue e canti di diversa provenienza. Il coro ha dato vita a numerosi progetti che hanno avuto un impatto nella realtà urbana, tra i quali si ricorda: “Così vicini, così lontani”, “Il profumo delle strade”, “My job”, “Interferenze”, “Prove di filò urbano” e “Sing for me”. La pratica del canto per coloro che fanno parte del coro è un modo
per sviluppare maggiore coesione sociale, di promuovere benessere attraverso pratiche di convivenza e di aumentare il numero di occasioni di incontro tra italiani e stranieri. I progetti del coro “Voci Dal Mondo” prendono forma dalla musica di tradizione orale che ha il valore di rappresentare le radici culturali di ogni popolo e di essere l’ambito in cui ogni popolo può riconoscersi e identificarsi. La musica di tradizione orale nelle sue diverse manifestazioni e a qualsiasi cultura appartenga, nasce dal bisogno dell’essere umano e di ogni comunità di esprimersi, comunicare e raccontarsi.

RROSA TRIO, trio vocale a cappella fondato e diretto da Anna Maria Civico, Ambra Battistelli e Elena D’Ascenzo, presenta un modo di cantare che fa da eco a modalità vocali e musicali del Mediterraneo arcaico. Dialetti, melodie e ritmi sono un esempio di simbiosi e fusione tra suoni e culture che si affacciano sul mare e che in tempi molto lunghi hanno prodotto un modo di cantare e suonare tipico e originale che è patrimonio in trasformazione della cultura musicale di tradizione orale del Mediterraneo. I canti che propone sono monodici e polifonici dell’area calabrese con incursioni nei canti arbereshe di Calabria, umbro, abruzzese, siciliano e griko salentino. Canti d’amore, di nostalgia, di mietitura, ninne-nanne. La ricerca timbrica è una scelta fondante, prerogativa della musica di tradizione orale, canto a cappella, a stisa, all’aria.
Il repertorio si sofferma su quelle lingue dal suono antico, che si apprendono dal contatto diretto con l’altra/o, che percorrono le strategie comunicative e affettive della lingua materna “maternese”. Suoni e musica che si apprendono dalla pratica integrata tra contemporaneo e tradizione.

FABER TEATER, nato nel 1997 grazie ad Aldo Pasquero, è teatro di artigianato, dove imparare, studiare, gioire, cercare, stare. Viene messo al centro il lavoro d’attore, il teatro di gruppo, la creazione collettiva, la relazione attore-spettatore. E’ alla continua e appassionante ricerca di un “teatro” personale fatto di pensiero, azione, idee, spettacoli, scambi, qualità, impegno.
Per loro il momento spettacolare è un intenso scambio di percezioni, emozioni, energie, “storie” con gli spettatori, nei luoghi, spesso non convenzionali, che li ospitano. Il Faber Teater ha collaborato con Mario Barzaghi, Claudia Contin e Ferruccio Merisi, Andrea Brugnera, Rocco De Paolis, Mario Chiapuzzo, Luciano Nattino, Gianni Bissaca, Paolo Nani e portato in tournée nel mondo tanti spettacoli, in festival prestigiosi in grandi capitali e piccoli villaggi, in teatri storici e piccole piazze, per pochissimi o centinaia di spettatori. Dal 2004 ha avviato una ricerca vocale, musicale e pedagogica con Antonella Talamonti che per loro ha composto le musiche e ha curato la drammaturgia musicale dello “Stabat Mater”.

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