Sinossi *:
A una ragazza di ventiquattro anni la pistola non si addice. E invece a Emanuela si. Aveva deciso di essere una donna poliziotto, senza per questo rinunciare a essere quello che era prima di tutto: una ragazza come tante. Emanuela Loi era, perché non è più. Dilaniata dall’esplosione che il giorno 19 luglio del 1992 l'ha uccisa in via D'Amelio insieme al giudice Paolo Borsellino e ai quattro colleghi della scorta: Agostino Catalano, Eddie Walter Cosina, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina. Emanuela quel giorno è diventata la prima donna poliziotto morta in servizio, uccisa dalla mafia. Nata e cresciuta in Sardegna e appassionata del suo lavoro come della vita, voleva fare l’insegnante, ma la sorte l’aveva portata da un’altra parte. Era andata ad accompagnare la sorella per quel concorso in Polizia, ma alla fine era stata lei ad essere scelta. Arruolatasi all'età di vent'anni, dopo il diploma magistrale, aveva fatto il suo percorso prima alla scuola allievi di Trieste e poi direttamente a Palermo. Nel giro di due anni era stata affidata al commissariato di Palermo Libertà e da lì in poi i primi incarichi come il piantonamento al boss Francesco Madonia. Nonostante tutto a Palermo si era ambientata bene, aveva creato un gruppetto stretto di amicizie isolane, ma quello che piaceva in particolare a Emanuela era muoversi con il camper della polizia che le consentiva di stare in mezzo alla gente di Palermo.
Emanuela era però anche affascinata dal lavoro delle scorte e aveva fatto amicizia con il caposcorta di Falcone, Antonio Montinaro. L’attentato di Capaci era stato uno choc per tutti, ma lei comunque aveva fatto la sua scelta, anche in memoria del suo amico Antonio, e aveva deciso di mettersi a disposizione anche per quel servizio. Nel giugno del 1992 era soltanto da un mese che Emanuela era stata assegnata definitivamente al servizio scorte e dopo poco era stata assegnata proprio alla scorta più difficile, quella del giudice Borsellino.
Domenica 19 luglio 1992 sembrava una giornata tranquilla, il giudice Borsellino doveva andare a casa della madre, in via D’Amelio. Emanuela lo aveva visto salutare la famiglia e i figli. Avevano fatto il tragitto in macchina fin sotto casa, si erano fermati e lei era scesa prima, controllando che tutto fosse libero. Il capo scorta aveva dato il via libera: il giudice poteva uscire dall’auto blindata e andare verso il portone dell’appartamento della madre. Emanuela lo aveva visto passarle a fianco e poi l’esplosione, una deflagrazione che ha sentito tutta la città. Nessuno avrà pensato in quel momento agli uomini della scorta, nessuno avrà pensato a Emanuela Loi, una giovane ragazza bionda che non doveva essere lì e che sarà ricordata come la prima vittima donna della polizia.


Produttore:
Pietro Valsecchi

Sarta di Scena:
Gianna Taddeo

NOTIZIE 'Liberi Sognatori. Le Idee Non si Spezzano Mai - La Scorta di Borsellino - Emanuela Loi'



Note:
LIBERI SOGNATORI. Le idee non si spezzano mai è un progetto costituito da quattro film per la televisione, della durata di cento minuti ciascuno, incentrato sul racconto di quattro figure emblematiche della cronaca italiana: Libero Grassi, Renata Fonte, Mario Francese ed Emanuela Loi, vissute tra la fine degli anni ’70 e gli anni ’90. Un periodo denso di cambiamenti e trasformazioni sociali, ma anche di violenze e oscure trame, in cui quattro persone che hanno semplicemente e coraggiosamente compiuto fino in fondo il proprio dovere di cittadini, di uomini dello stato, di giornalisti hanno dato un esempio che rimane indelebile, combattendo per rendere l’Italia un paese migliore e pagando con la vita i loro ideali di verità e giustizia. I quattro protagonisti della collana di racconti “LIBERI SOGNATORI. Le idee non si spezzano mai” sono il simbolo di un’Italia che resiste e che non si arrende alla sopraffazione e alla corruzione. Personaggi caratterizzati da un’altissima umanità e senso del dovere, a cui si intende restituire voce e dignità, dopo anni di ingiusto isolamento istituzionale e oblio mediatico.

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