Sinossi *: Nella lingua curda hevi significa libertà e non è quindi casuale che la protagonista di questo film si chiami Hevi e che abbia dedicato la propria vita alla libertà della sua gente, del popolo del Kurdistan. Tuttavia per fare questo essa ha dovuto conquistare la propria libertà, ma ad un prezzo molto alto che ha significato la totale separazione dalla famiglia e dalla terra d’origine. La sua è una storia esemplare che abbiamo scelto di raccontare non solamente per il suo carattere avventuroso e tragico ma per la carica simbolica che trasmette attraverso il coraggio e la forza interiore della protagonista. Nell’alternare i luoghi dell’infanzia e dell’adolescenza di Hevi, la biblica città di Abramo, Urfa, con la nuova esistenza di Hevi a Roma, tesa in ogni sua piega a servire la causa del popolo curdo che come lei si trova lontano dalla propria terra, il film ha un ritmo rapsodico che lega in una naturale continuità attraverso la vita della protagonista il Kurdistan e l’Italia, i villaggi distrutti dai soldati turchi agli spazi vuoti dell’ex macello al Testaccio o al Teatro Valle occupato dove, quasi a conclusione del racconto di una donna, sospeso fra tragedia e speranza, si sta celebrando il Newroz, ossia il capodanno curdo, con il grande falò notturno su cui aleggiano le parole di pace del presidente Ocalan.