Sinossi *: Mettiamo che un mago tracci una fiaba che può essere letta come una geografia di comunanze e migrazioni, un memoriale del viaggio dove l’Ogham (antico alfabeto irlandese, provenienza del cinema, gesto doppio d’incidere linee sulla pietra e sulla pellicola) si confonde con gli atlanti e le carte cucite che abbiamo sperso nei posti dove abbiamo vissuto. Mettiamo anche che il mago, svegliatosi, abbia con sé oggetti raccolti nella memoria dei gesti con essi compiuti: il sasso e la stella orditi nel disegno del tappeto. Un film di corrispondenze non solo come vicinanze, ma anche come avvicinamenti, disgiunzioni, carteggi, sopravvivenze, proposte d’etimo d’iride in fiore.