Note di regia del film Camicie Verdi
Un anno fa ho lasciato il Corriere della Sera e ho costituito una società dal nome altisonante, Nobu Productions, per realizzare documentari a basso costo, utilizzzando le più recenti tecnologie digitali e la potenzialità dei nuovi canali distributivi: satellite, dvd, internet.
Non l’ho chiamata Nobu per rendere omaggio al famoso cuoco giapponese Nobu Matsushita. Nobu è una contrazione di “No budget”, come dire “I soldi non ci sono”.
Dietro il giochino, qual è l’idea? Che forse, invece di lamentarci per l’informazione negata, per la pappa precotta che ci viene offerta da tanta televisione, dovremmo investire in qualcosa di nuovo e di opposto, tentare ciò che non è permesso, rinunciando al guadagno immediato (nella speranza di rientri futuri).
Domanda: “Perché un prodotto povero, “no budget”, dovrebbe riuscire a scavarsi una strada nell’ipertrofia del mercato? Forse - e questa è la scommessa - perché il mercato potrebbe premiare chi decidesse, correndo qualche rischio, di offrire al pubblico ciò che oggi la televisione, così come molto cinema addomesticato dalla committenza televisiva, non sono in grado di offrire.
Se un prodotto osa essere diverso, se non è passato attraverso tutte le censure e le forche caudine del sistema mediatico italiano, forse un suo spazio sul mercato alla fine lo trova. Su questa linea (devo ammettere piuttosto velleitaria), Camicie Verdi è il primo tentativo andato in porto.
La Lega Nord è un argomento che le televisioni pubbliche e private, nel quinquennio berlusconiano, non potevano affrontare, a causa della contraddizione, che sempre riemerge, tra il ruolo di governo del partito di Bossi e il suo dna antistato.
A conferma, nessuna delle emittenti televisive interpellate ha accettato di finanziare il progetto. Andando avanti da solo ho scoperto che la filosofia “no budget” non risolve tutti i problemi, ma certamente aiuta.
I soldi ci vogliono, magari pochi, ma sono necessari. E a questo punto devo ringraziare il Corriere della Sera: senza la liquidazione (e naturalmente senza la scuola di quei dieci anni) non avrei potuto realizzare il film. Che è costato (per ora) 90.000 euro. Niente. Però bisogna averli.
Devo ringraziare Clelio Benevento, il giovane ma già affermato montatore, che ha aderito al progetto senza avere alcuna certezza che il film avrebbe trovato una qualche distribuzione.
Grazie ad Antonio Iasevoli, l’autore delle musiche, che ha lavorato rifiutando i soldi: “Me li dai se ci sono gli utili”.
Grazie ai due operatori che si sono alternati nell’avventura, Gianpaolo Conti e il giovanissimo Antonio Montellanico, soprattutto per la loro generosa disponibilità al facchinaggio.
Essendo la troupe costituita da due persone, il sottoscritto e uno di loro, tutte le volte che si dovevano scaricare le attrezzature dalla mia vecchia Multipla, liberata dai sedili posteriori, per raggiungere la camera d’albergo, era un vero trasloco: tre telecamere, microfoni, luci, stativi, trepiedi, accessori di ogni tipo, tutto organizzato dentro le protettive ma pesantissime valigie Pelican. Abbiamo attraversato la Padania in lungo e in largo cambiando alloggio quasi ogni giorno per circa un mese. Un massacro. La parte più dura del lavoro.
In questo senso possiamo dire che la filosofia “no budget” sia stata pienamente rispettata. E anche nella scelta delle telecamere, le Panasonic DVX 100 B, che pur avendo caratteristiche professionali (sincronizzabili tra di loro, cattura progressiva, 25 fotogrammi al secondo) funzionano con le normali cassette mini DV, l’economico formato amatoriale.
Concludendo i ringraziamenti non sarei corretto se non ricordassi anche Mario Borghezio. Mi sono presentato dicendo: “Non la penso come lei, affatto, però mi piacerebbe seguirla, vedere qual è il rapporto tra un leder leghista e il suo elettorato, offrire al popolo della Lega uno specchio in cui riflettersi, senza la mediazione di esperti e commentatori”.
Borghezio, che quando sta sul palco degli oratori, alle manifestazioni, si trasforma in un feroce Mr.Hide, ma quando non c’è una platea a offrirgli la dose di adrenalina rientra nei panni di un cortese Dr. Jekyll, mi ha dato la sua disponibilità più completa.
Non so perché lo abbia fatto. Ma credo che molti politici, anche tra quelli di più democratica tradizione, non avrebbero offerto a un giornalista indipendente la stessa disponibilità.
Non so come Borghezio e gli elettori della Lega accoglieranno il mio lavoro. So di aver preso posizione in modo duro e preciso contro gli aspetti violenti della propaganda leghista, per offrire un momento di riflessione prima del voto referendario sulla devolution.
Qualcuno leggerà questo film come un attacco alla Lega.
Personalmente credo che la Lega Nord abbia il merito di aver sbloccato il sistema politico italiano e di aver esercitato, all’inizio, una funzione utile e dinamica.
Penso che alcune sue battaglie, per dare più sicurezza ai cittadini e combattere l’immigrazione clandestina, siano condivisibili e che forse dovrebbero essere più condivise dai partiti della sinistra.
Credo però che la Lega, nel momento in cui ci chiede di cambiare la Costituzione e di riorganizzare lo Stato italiano su base federale, abbia il dovere di rinunciare una volta per tutte alle sue ambiguità: deve decidere se sta dentro o contro lo Stato italiano, dentro o contro la regola delle democrazie occidentali, basate sul rispetto di ogni identità e cultura.
Oggi, in un mondo reso più piccolo dalla velocità dei mezzi di trasporto e più globalizzato dalla velocità di internet, la Lega Nord non può più permettersi di demonizzare tutto ciò che sente come diverso e straniero, con toni da crociata e da guerra di religione. Perché questo sarebbe un atteggiamento stupido e, soprattutto, potrebbe costare il sangue di vittime innocenti.
Claudio Lazzaro