Estratti dai dialoghi del film "Volevo Solo Dormirle Addosso"
“Mi chiamo Marco Pressi. Ho 33 anni. Credetemi, vi conosco da così poco e sento già di stimarvi molto. Vi stimo perché ognuno di voi ha un progetto per il suo futuro. Io non ho mai avuto un progetto per il mio futuro. Ho avuto solo desideri e obiettivi. Desideri e obiettivi. Progetti mai.”
“Se elimini 25 persone avrai un incremento del 30% della retribuzione, 50.000 euro di bonus, un piano di stock option e l’auto aziendale. Mi rendo conto che è un target difficile, ma non è negoziabile... Il target è di 25 unità e non ci sono alternative... Pressi, aggiungi che non vogliamo problemi con i dipendenti e con i sindacati. Devi eliminare 25 unità e tutti devono essere contenti. Contenti quelli che lasciano l’azienda, contenti quelli che rimangono. Contento il sindacato. Contenta Parigi! Contento tu!”
“Gli italiani sono i migliori killer del mondo. Io rido quando sento gli americani: We fired one thousand people... we fired in one week. Ma che vadano a cagare. Là chiami uno, gli dai due settimane di stipendio e lo mandi fuori dalle balle. Qua chiami uno, gli dici Vattene!, e quello ti ride in faccia. Anche un pirla è capace di segare la gente in America. Andiamo Pressi!”
“Ai vecchi non dare un cazzo... a quelli a cui manca un anno o due dalla pensione il meno possibile... i più giovani li fai salire sul pullman e li butti giù in un burrone.”
“Adesso comincio a capire come siete fatti voi italiani. Voi non siete fatti per le sfide, la lotta, il rischio. Voi non siete fatti per la competizione. Voi non volete sconfiggere l’avversario, ma mettervi d’accordo. Il target è 25. 25. Au revoir.”
“Mi chiedo se ho fatto la cosa giusta. Forse non ho sbagliato nulla. Forse era già tutto deciso e il mio unico errore è stato quello di non essermene accorto. Domani un cacciatore di teste mi dirà: Pressi, dovresti assumere e formare cento unità in due mesi per la KZF, ti interessa? Il mondo del lavoro va così: desideri e obiettivi, desideri e obiettivi... e al resto non posso più pensarci, devo lavorare...”