Note di regia del film "Cecilia"
Cecilia è nata 3 volte.
Prima di tutto dalla voglia di raccontare una triste normalità in modo realistico e ridicolo. Un ridicolo che forza un po' le situazioni ma che non le fa allontanare troppo dalla verosimiglianza. Poi è nato il cortometraggio “Cecilia” da cui abbiamo avuto grandi soddisfazioni: in concorso a Clermont Ferrand, a Toronto, San Pietroburgo, e ancora in giro per il mondo. E infine è arrivato “Cecilia” il lungometraggio. Il corto “Cecilia” è la prima parte del film che vedete. Poi ho girato il resto del film, una specie di “capitolo secondo”, per vedere dove questa storia andava a finire.
Con il corto raccontavo le dinamiche interne ad una famiglia attraverso litigi e silenzi provocati e vissuti da Cecilia, la figlia più piccola. Dopo essersi resa conto che certe cose non si cambiano, che il rapporto tra i genitori è così perché tutto sommato loro vogliono che sia così, Cecilia scappa via di casa per evitare di accettare quelle regole - così contagiose - e trovarne e crearne delle sue.
Nel film questo rappresenta un punto di partenza per abbandonare, invece, la realtà e avvicinarsi piano piano alla follia. All'inverosimile. Al grottesco. Non ho voluto, quindi, seguire Cecilia, che più o meno consapevole riesce ad emanciparsi da una situazione malata, ma sono rimasto all'interno della casa, tra i genitori, il fratello e la sorella, tra molti parenti e amici che accorrono non appena saputo della sua scomparsa. Rimaniamo in mezzo a persone che non sono mai riuscite a cambiare la loro condizione, che si guardano l'un l'altro con occhi sgranati, che agiscono come fossero ingranaggi di una macchina enorme che non conoscono. Li osserviamo mentre si arrabattano per trovare una soluzione, e lo facciamo un po' dall'alto, prendendoli in giro, mentre lentamente stanno perdendo il senso della realtà.
I protagonisti di questa realtà degenerata sono padre e madre, che diventano marito e moglie, uomo e donna. Le nevrosi che si erano manifestate all'inizio con litigi, discussioni, piccoli - o non così piccoli - gesti quotidiani, adesso prendono forma propria e si impongono come strutture fisiche esistenti e tangibili. Non ho voluto discutere più sui rapporti, ma ho tentato di mostrarli: questi, per me, sono quei rapporti.
E li prendo in giro solo per difesa, non mi sento affatto immune da certe dinamiche ma ho bisogno di scherzarci sopra. E' una commedia…
Note sugli attori: di Pamela Villoresi (nel film la madre di Cecilia), nota
attrice di teatro talvolta prestata al cinema, sapete già tutto.
Gli altri sono tutti esordienti. Anna Terzano e Erika Manni sono attrici di
professione, mentre Gianni Grima e Massimiliano Rossi (che nel film
faceva anche l’aiuto regista!) non hanno mai recitato prima d’ora.
Antonio Morabito