Intervista a Enrico Piccinini sul Nonantola Film Festival 2007
Il festival è finito e mi sembra evidente il successo che ha avuto. Un tuo bilancio su questo debutto, cosa è andato bene e cosa è andato meno bene.
Enrico Piccinini: Per Nonantola è stata una piacevole novità e per noi organizzatori alla prima esperienza (tutti ci occupiamo d'altro nella vita, io ad esempio sono un precario all'Università) è stato un battesimo di fuoco. Però, adesso che è tutto finito, possiamo dire che siamo molto soddisfatti della manifestazione e pensiamo di riproporla anche il prossimo anno per caratterizzarci sul territorio. Ci sono state cose buone e cose da migliorare, non sto a fare classifiche, ma la risposta positiva della popolazione e la generosità nel mettersi a disposizione delle troupes mi ha particolarmente colpito.
Avrai visionato molti lavori eseguiti dalle troupes in gara. Quale aspetto ti ha più colpito?
Enrico Piccinini: C'erano molti partecipanti che a Nonantola non avevano mai messo piede e in poche ore hanno saputo costruire una sceneggiatura capace di valorizzare il territorio. Devo dire che il centro storico è stato letteralmente trasformato in un set e cielo aperto.
C'è qualche lavoro che ti è piaciuto particolarmente?
Enrico Piccinini: Sì, c'è un gruppo di corti che secondo me hanno centrato perfettamente la sintesi fra genere assegnato ed elementi (il dado, la mascherina, la frase, il legame con il territorio), ma non vi dirò quali in relazione al mio ruolo all'interno del festival. Riguardatevi i premiati ed i menzionati tanto per cominciare, ma non fermatevi lì...
Ho saputo che il giudizio della giuria popolare e quello degi esperti ha rischiato di coincidere (mi sembra che lo scarto sia stato di un solo voto). Sembrerebbe (e non succede mai) che pubblico e critica abbiano apprezzato le stesse cose. Che ne pensi?
Enrico Piccinini: In un certo senso è stata una sorpresa anche per noi, quando abbiamo creato i due premi pensavamo a risultati molto diversi. Si vede che per una volta i vincitori sono riusciti a fare un lavoro di interesse popolare e allo stesso tempo tecnicamente ben sviluppato. Complimenti a loro, non c'è che dire.Ti correggo solo su una cosa: il voto di differenza c'è stato in giuria popolare, dove ha prevalso Stavo giusto parlando di te. La giuria tecnica ha fatto valutazioni più articolate, ma non facendone parte non sono in grado di dirti che cosa abbia fatto prevalere Giochi di società sugli altri: dal tempo impiegato per decidere non deve essere stato facile!
Hai individuato qualche particolare talento? Qualcuno che dobbiamo tenere d'occhio?
Enrico Piccinini: Un po' tutti i vincitori sono da tenere sotto osservazione, chi per un motivo, chi per un altro. Avevo visto il Pavonificio Ghinazzi al 50 ore di Bologna apprezzando il loro lavoro, cosa che è stata confermata anche al
Nonantola Film Festival, gli Ak47 che invece dichiarano di essere alla prima esperienza e fanno subito il botto, la bella fotografia de
La fine del mondo, in generale tutti i premiati andrebbero quantomeno tenuti sotto osservazione per un po'. Fare un buon corto una volta è già una sfida, ripetersi è un buon indice di qualità.
Tra i lavori che ho avuto modo di vedere alcuni mi sono sembrati freschi, altri un po' ingenui...ho notato che spesso avere esperienze ed essere "professionisti" è svantaggioso. Si finisce per cadere in luoghi comuni...l'hai notato anche tu?
Enrico Piccinini: In gare di questo tipo è molto importante la fantasia, la velocità di realizzazione e il sapersi adattare ai problemi che inevitabilmente si incontrano strada facendo. Un tocco di "ingenuità" va mantenuto, spesso chi si professionalizza troppo corre il rischio di focalizzarsi molto sull'aspetto tecnico perdendo di vista il senso complessivo del progetto. Quanto ai contenuti si va molto a gusti personali, ma concordo con la tua impressione, qualche luogo comune di troppo c'era anche se probabilmente è quasi ineliminabile.
I corti (anche per le regole del concorso) dovevano avere una connotazione territoriale molto forte. Come ti è sembrato che sia stata resa? Che immagine esce di Nonantola?
Enrico Piccinini: Come ho detto prima, a Nonantola si parlerà per un pezzo di questa esperienza. Il clima è stato di grande favore e ho avuto l'impressione che solo adesso ci si renda conto di quanto il paese, con i suoi monumenti, le sue stradine, i suoi abitanti possa essere valorizzato.
Un'ultima domanda.Il festival di Nonantola si differenzia dagli altri per la platea internazionale( composta dai ragazzi francesi, polacchi e tedeschi). Che opinione si sono fatti di quello che hanno visto in questi giorni? Esistono ancora delle differenze e delle caratteristiche tipicamente italiane del fare cinema (soprattutto per i corti)? O quello che si vede qui si potrebbe tranquillamente vedere anche a Varsavia o a Berlino o a Parigi?
Enrico Piccinini: La presenza internazionale è dovuta in primo luogo al concorso di regia d'esordio dove ha vinto il film tedesco
Das Leben der Anderen - La Vita degli Atri. Tuttavia l'esperienza di lavoro con la produzione di tre cortometraggi fuori concorso ad opera dei liceali presenti ha permesso loro di confrontarsi sui diversi modi di fare cinema e di divertirsi parecchio lavorando insieme. Lasciami dire che una cosa così si riesce a fare solo qui da noi, in Italia, dove c'è una creatività ed una fantasia "diversa": i tedeschi ed i polacchi sono più rigidi, più dentro a schemi convenzionali, mentre i francesi sono più concentrati sull'aspetto "intellettuale". Penso, ma è un'opinione personale, che la formula potrebbe funzionare anche all'estero, però andrebbe realizzata tenendo conto delle peculiarità di quel territorio. Alcuni francesi che si occupano di cinema ci hanno infatti chiesto di ragionare su un progetto comune, impressionati come sono stati dal successo della manifestazione.
20/04/2007
Marcello Guidetti