Festival del Cinema Città di Spello e dei Borghi Umbri
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Intervista al regista Toni D'Angelo sul film "Una Notte"


Abbiamo intervistato Toni D'Angelo, regista di "Una Notte", un film sulla borghesia napoletana, l'altra Napoli, quella che "giudica l’hinterland senza conoscerlo e magari ne decide le sorti".


Intervista al regista Toni D'Angelo sul film
Come è nata l'idea per la realizzazione del film "Una Notte"?
Toni D'Angelo: Volevo fare un film su Napoli, ma non era mia intenzione raccontarla in modo stereotipato e già visto, né tantomeno volevo speculare su quella periferia di Scampia ormai quasi più famosa delle piramidi d'Egitto. Non volevo essere esaustivo nel senso che non mi interessava dare un giudizio ma semplicemente raccontare un piccolissimo spaccato di città.attraverso una storia semplice. Il mio amico Rocco Marra che è anche il direttore della fotografia del film mi ha contattato raccontandomi che durante la notte bianca a Napoli lui ed altri tre amici hanno trascorso la notte in compagnia di un tassista molto particolare che in cambio di una ricompensa forfettaria li ha portati nei posti più incredibili della città. In seguito a questo racconto ho capito cosa volevo impressionare sulla mia pellicola: una Napoli senza sparatorie, camorristi, baby killers, contrabbando, estorsioni, sole e mandolino ma esattamente il contrario. Così ho scritto le vicende dell’altra parte di Napoli, quella da tutti considerata la vincente, quella che giudica l’ hinterland senza conoscerlo e magari ne decide le sorti. Ho scelto di raccontare il fallimento di una città come Napoli (anche se in realtà poteva essere New York o Città del Messico) attraverso la sua parte borghese.
 
Cosa c'è della sua Napoli in questo film?
Toni D'Angelo: C’è tutto, il mio vissuto, il mio distacco dalla città quando ero molto piccolo, il ceto sociale dal quale io provengo e soprattutto la notte perché di notte ho come l’impressione che la città sia tutta mia.

Come mai ha scelto un manipolo di quarantenni come protagonisti del film?
Toni D'Angelo: È evidente che nel nostro paese per essere considerati uomini in carriera, bisogna avere quarant’anni. Sembra quasi che per avere delle competenze professionali si debba essere vecchi; basta pensare che chi ci governa ha almeno settant’anni. Per raccontare i trentenni potevo fare un film sugli studenti fuori corso o cose del genere. Così per me è stato quasi obbligatorio raccontare cinque quarantenni falliti.

Ci può parlare del personaggio di Riccardo, interpretato da Riccardo Zinna?
Toni D'Angelo: È un pò quello che racchiude in se gli atri protagonisti. È un uomo di quarant’anni che vive a Milano dove gestisce l’azienda di famiglia. Ha vissuto a Napoli per tutta la vita fino alla laurea poi è scappato altrove per crearsi una posizione lavorativa. Tornato a Napoli rivive tutto il suo disprezzo verso le abitudini dei napoletani che a differenza sua però hanno avuto il coraggio di non scappare in altre città. Durante la nottata ostenta la sua ricchezza e la sua supponenza ma tra un passaggio e l’altro del film si scoprirà il più fragile di tutti e una persona dal cuore grande. L’unica cosa che avrebbe voluto fare nella vita era suonare la tromba, portare avanti la sua vera passione perché a quanto pare era un talento. Purtroppo la sua famiglia lo ha ostacolato decidendo del suo futuro obbligandolo così a convivere con quello che lui definisce un inferno: le banche, gli amministratori delegati, la politica. A quarant’anni si può ricominciare a vivere con il fallimento dell’azienda sulle spalle? Si può ricominciare a suonare in un gruppo jazz, guadagnare poco ma essere finalmente felici?

Come ha scelto il cast del film?
Toni D'Angelo: Nelle note di regia ho scritto che mentre io e Salvatore Sansone scrivevamo, pensavamo a chi potesse interpretare quel ruolo, e una volta definito, chiamavamo gli attori con il loro vero nome e adattavamo il personaggio su quella persona. A un certo punto ci siamo ritrovati con un gruppo di attori-amici e ogni attore ha deciso di interpretare quel ruolo o viceversa adattavamo il carattere del personaggio a quelle che erano realmente la personalità, i vizi e le passioni degli attori stessi. Per esempio Riccardo Zinna è un vero trombettista nella realtà come Luigi Iacuzio è un vero cantanta e autore di canzoni anche se non lo fa per professione. È una sua grande passione tant’è che oltre ad aver cantato una canzone di Sinatra, ha scritto ed interpretato esclusivamente per il film una meravigliosa canzone dal titolo “Notte”.

Nella parte di Raffaele, il tassinaro, c'è suo padre Nino D'Angelo. Come è stato dirigere e lavorare con lui?
Toni D'Angelo: Preferisco dire di aver diretto l’attore Nino D’Angelo. La mia è stata una scelta registica ponderata e sofferta in quanto Nino,come io lo chiamavo sul set, non voleva assolutamente fare questo film. Per fortuna dopo aver letto la sceneggiatura si è appassionato al suo personaggio ed ha accettato. Credo che sia uno degli attori più interessanti in circolazione ma purtoppo per lui e per il cinema italiano viene scelto sempre per gli stessi ruoli. Mi piacerebbe molto vederlo in un film di Matteo Garrone o Emanuele Crialese. Io l’ho scelto perchè avevo bisogno di una faccia che rappresentasse la città di Napoli (in modo particolare la parte più popolare), che dicesse delle cose anche se retoriche ma importati e che fosse credibile in quello che diceva. Chi più di Nino D’Angelo aveva queste caratteristiche? Chi più di lui era credibile nell’interpretare un tassista popolare che attraverso i suoi monologhi noiosi e retorici potesse fare da maestro di vita a questo gruppo di borghesi alla deriva? Dirigere Nino D’Angelo mi ha confermato che i grandi personaggi hanno un rispetto molto forte nei confronti dei registi mettendo a completa disposizione la loro esperienza per il bene del film.
Con questo film spero di aver rotto quel tabù artistico che vivono di solito i cosiddetti figli d'arte, impegnati a dimostrare, anche a se stessi, di saper camminare con le proprie gambe.

Cosa ha cercato di privilegiare nell'immagine del film?
Toni D'Angelo: Ho cercato di privilegiare il sentimento di tristezza attraverso una caratterizzazione ben definita dei personaggi, a delle inquadrature della città che la fanno assomigliare a qualunque altra città del mondo e non solo a se stessa; e poi la musica, composta dai miei amici, collaboratori My Own Parasite che con le loro chitarre hanno creato un post rock malinconico che accompagna il naufragio di questo taxi nei dedali della città.

Come verrà distribuita la pellicola?
Toni D'Angelo: La pellicola verrà distribuita tra breve, nei primi mesi del 2008 attraverso l’ormai già collaudato e a quanto pare vincente metodo della autodistribuzione. Credo che un film del genere debba essere assolutamente difeso da chi ne è realmente innamorato. Il problema è che film di livello internazionale che magari hanno anche avuto forti riconoscimenti ai festival più importanti del mondo escono in tre sale a Roma, figuriamoci il mio film…

Come crede si possa migliorare la distribuzione del film italiani in sala?
Toni D'Angelo: Attraverso un copia e incolla della legge francese che tutela le produzioni autoctone a discapito di quelle americane che da noi affollano i multisala e non solo e, per quanto riguarda i soldi pubblici privilegiare i film di valore rispetto i panettoni di natale.

Come considera il panorama cinematografica italiano attuale?
Toni D'Angelo: Il cinema italiano d’autore non è morto, forse vogliono nasconderlo perché incassa poco o probabilmente quelli che producono dei film inutili non vogliono che il cinema d’autore incassi. Il cinema Italiano è piu che vivo basti pensare a registi come Paolo Sorrentino, Matteo Garrone, Daniele Vicari, Marina Spada, Giorgio Diritti, Alina Marrazzi, Emanuele Crialese e potrei citarne a decine ancora. Questi autori fanno onore al nostro paese e vanno difesi. Grazie a loro continuo ad amare il cinema italiano e spero nel mio piccolo di poter contribuire alla sua salvaguardia.

03/12/2007

Simone Pinchiorri