Note di regia del documentario "Détour De Seta"
Nel 2004 il cinema di Vittorio De Seta ha compiuto 50 anni. La concezione di "
Détour De Seta" gira attorno alla possibilità di dare un contributo alla diffusione dell’opera del grande autore e, nello stesso tempo, restituire al pubblico l’oggetto della sua analisi e ricerca: la trasformazione della società italiana nell’arco di 50 anni. Mi è sembrato fondamentale confrontarmi con l’opera di De Seta per restituirla attraverso un viaggio, un détournage, nei luoghi del suo cinema; analizzare le sue modalità per irrompere con nuove impressioni.
Ho concepito il lavoro partendo dalla consapevolezza di dover trattare i suoi materiali e anche i repertori RAI (sull’emergenza clandestini) e amalgamarli all’interno di un racconto complessivo, attraverso le nuove immagini che abbiamo girato in Sardegna, Sicilia e a Roma. Con Benni Atria, autore del montaggio, abbiamo ricomposto liberamente i materiali di De Seta e quelli girati da me per l’occasione, con l’intenzione di mettere a confronto suoni e visioni di oggi con quelli di un “mondo scomparso”.
Abbiamo considerato tutti i materiali come repertori, in modo da dare una forma “sinfonica” al documentario, di composizione sonora e visiva. E’ un lavoro “radiofonico”, funziona cioè anche solo in ascolto e, allo stesso tempo si realizza nella osmosi diacronica e sincronica tra suono e immagine: mi sembra fosse il migliore omaggio che potessi rendere ad un autore come Vittorio De Seta.
Ispirandomi soprattutto al suo primo documentario “
Lu Tempu di li Pisci Spata” del 1954, a distanza di 50 anni ho voluto realizzare un lavoro in cui forma e contenuto si fondessero in una riflessione sull’opera di Vittorio De Seta, che è allo stesso tempo un viaggio “deviato” nei luoghi remoti attraverso cui si racconta la profonda mutazione avvenuta in Italia nell’ultimo mezzo secolo. In questo senso il cinema di Vittorio De Seta è uno straordinario specchio dei tempi.
Salvo Cuccia