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Intervista al regista Davide Sordella sul film "Corazones de Mujer"


Intervista a Davide Sordella, co-regista del film "Corazones de Mujer" inserito nella "Panorama" della 58. Edizione dell'Internationale FilmFestspiele Berlin.


Intervista al regista Davide Sordella sul film
Come è nata l'idea per la realizzazione di "Corazones de Mujer"?
Davide Sordella: Il primo incontro fu in un locale marocchino di Torino, l'Heija, vicino corso Giulio Cesare: una saracinesca, e poi giù per le scale, nel ventre della città, a scoprire "sotto la pelle" un altro mondo. È qui, sulle note della musica dal vivo suonata tra i narghilé, che ho incontrato Shakira: abito tradizionale marocchino, e una vistosa parrucca bionda. Incuriosito dalla nostra presenza straniera (eravamo gli unici italiani di tutto il locale) ci ha detto "Se volete, vi racconto la storia della mia vita" Abbiamo ascoltato, e ancora adesso non sappiamo quanto ci sia di vero: però ci è subito sembrata una storia importante, che meritava di essere raccontata. E così abbiamo deciso di ripercorrere il viaggio che ci aveva descritto Shakira, e con una videocamera siamo partiti tutti insieme da Torino alla volta del Marocco su una vecchia Alfa Romeo Duetto (quella del film "Il Laureato"), senza sceneggiatura e con un "cast" che si conosceva soltanto di vista.

Come è stato dividere la regia con Pablo Benedetti? Cosa vuol dire e come mai vi "firmate" con lo pseudonimo "K.Kosoof"?
Davide Sordella: "Kosoof" in arabo vuol dire eclisse. Per noi la storia di questo film ha sempre rappresentato un'immagine di buio istantaneo, una parentesi prima del ritorno della luce. E pensiamo che credere che dopo un eclisse possa tornare sempre, in ogni caso la luce, sia molto importante in un momento come questo. Abbiamo iniziato ad usarlo un po' per gioco un po' seriamente (era il momento dell'omicidio di Theo Van Gogh) e poi lo abbiamo sentito sempre più nostro perché "K.Kosoof" non è solo noi due (i due registi), ma anche gli attori che ci hanno donato loro stessi e la loro storia e tutte le persone che hanno reso possibile questo piccolo film. Il lavoro con Pablo è stato molto naturale, ci conoscevamo dalla scuola di cinema e anche se ci siamo divisi un pò i compiti (lui la camera, io gli attori e poi il montaggio) è un pò come se fossimo un gruppo musicale. Sting e Copeland hanno ognuno il proprio sound, ma quando sono insieme sono semplicemente i Police e non sappiamo dove inizia il suono dell'uno e dove finisce quello dell'altro.

Ci può parlare dei personaggi di Shakira e Zira, i due protagonisti del film?
Davide Sordella: Sia Shakira che Zina ci hanno donato la loro storia. E questa storia si interseca con improvvisazioni e finzioni ricostruite. Perchè per permettere ai protagonisti di essere più liberi di raccontarsi, vista la tematica ed il contesto, abbiamo scelto di proteggerli con una gabbia narrativa più costruita ed apparentemente di finzione. Un attore può solo sempre essere se stesso, anche quando si svela nudo, senza pelle sullo schermo, proprio perché ha la possibilità di dirsi "Non sono io. Sto recitando una parte". Ed è proprio quello che succede nella "finzione" quotidiana della società che circonda i protagonisti di questa storia. "Corazones de Mujer" è un film sulle maschere e le apparenze che coprono la sessualità nel mondo arabo e non solo.

La pellicola è stata girata su diversi set, da Torino al Marocco passando per la Spagna. Come è stato girare questo road-movie?
Davide Sordella: Siamo partiti senza sapere dove saremmo finiti e soprattutto come sarebbe finita la storia. Ci siamo fondamentalmente messi in gioco, sia noi dietro alla telecamera sia loro di fronte alla macchina da presa. Un viaggio è di per sè un sorpresa continua, dietro ogni curva non sai mai cosa ti può aspettare e speriamo che anche il pubblico si metta in gioco e si lasci trasportare in questo viaggio dentro di noi, prima ancora che a Torino, in Spagna e nel profondo Marocco.

Zina non è più vergine, ma per la religione musulmana è un sacrilegio. La sua
come quella di Shakira è una storia vera. Come ha scelto questo tema e come l'ha
voluto affrontare nel film?

Davide Sordella: Credo sia giusto lasciare a lei (Ghizlane Waldi) la parola: "Non è facile essere ascoltati come donne e questo non solo nella nostra società. Essere ascoltati veramente e non per cortesia, galanteria o per politica. Ho trovato nella macchina da presa uno "specchio magico" in cui poter essere me stessa e raccontare tutte quelle cose che normalmente rimangono rinchiuse nei pettegolezzi tra donne. Ho trovato la libertà di poter sempre dire quello che pensavo anche se alcune cose contraddicevano Shakira, ma sempre con l'affetto e il rispetto di due persone che affrontano insieme un viaggio. Mi piacerebbe ritrovare lo stesso rispetto e la stessa libertà nel mondo di tutti i giorni, aldilà della macchina da presa."

Come ha "dipinto" il personaggio di Shakira, sarto travestito di origine marocchina? Anche lui è un po' fuori dai "canoni" standard dei "paesi musulmani"...
Davide Sordella: Shakira è senza dubbio un personaggio fuori di ogni canone, ma diversamente a quanto si possa pensare è molto rispettato dalla comunità marocchina e musulmana di Torino. Forse lui è in una situazione privilegiata: gestisce un ristorante, ha un "fisico" che anche gli permette di discutere con chiunque, ma in generale rappresenta la certezza che il mondo Arabo è molto più complesso di quello che normalmente crediamo.

Il film è stato inserito nella sezione "Panorama" della 58. Edizione del'Internationale FilmFestspiele Berlin. Come ha appreso la notizia e come ha reagito?
Davide Sordella: Mi trovavo in Giappone dove sto preparando il mio terzo film "Sleeping Doll" che è anche il primo con una produzione "normale". Avevamo inviato il DVD al Festival di Berlino in modo molto normale, riempiendo l?entry form sul sito web e spedendolo. Ci aspettavamo di ricevere la solita lettera in automatico "Grazie per averci inviato... blah blah blah" e invece di colpo ci arriva un'email con la conferma che eravamo a Berlino. Ovviamente il panico perchè non avevamo preparato nulla e in due settimane bisognava finire la copia 35 mm., i sottotitoli, i press book, poster... insomma un delirio. Ma un bel delirio.

Ci può parlare della casa di produzione del film la 011 Films, da lei gestita?
Davide Sordella: La 011 Films è un piccola società con sede a Fossano in Piemonte. Già solo da questa scelta si capisce la volontà di indipendenza. Era nata per produrre il mio primo film "Fratelli di Sangue" con B.Bobulova e F.Gifuni e adesso continua il suo cammino con questo secondo film sempre con lo spirito di essere indipendenti da qualsiasi forma di potere e sino al momento (non per scelta) esclusi da ogni forma di aiuto pubblico.
Nonostante questo ogni nostra produzione ha sempre riportato a casa il capitale investito e con un piccolo margine di guadagno.

Come verrà distribuito il film e come crede si possa migliorare la distribuzione delle pellicole italiane in sala?
Davide Sordella: Il film a livello internazionale verrà venduto da Adriana Chiesa Enterprises. Siamo in trattativa con alcune case di distribuzione per l'Italia, ma il cammino è come sempre in salita. è difficilissimo distribuire un film in sala in italia, non ci sono più i soggetti con cui poter dialogare per questo tipo di prodotti. Continuano a dire che il pubblico non c'è e io continuo a vedere i festival indipendenti (vedi torino adesso, ma anche realtà più piccole) e le rassegne di paese gremite di gente curiosa e disponibile verso le novità. Forse la logica non è più il pubblico, ma la comodità del lavoro e delle sovvenzioni.

11/02/2008, 13:00

Simone Pinchiorri