Festival di Locarno 2008: report 11 agosto / Meno male che c'è Gandhi
La sesta giornata di Festival inizia con nuvole minacciose ad accompagnare la conferenza stampa di
Lezione 21, in cui si descrive la genesi del film e motiva alcune scelte di contenuto e stile. Innanzitutto il nostro Baricco afferma di avere deciso di raccontare la vita di Beethoven non per sottolinearne l'apice, ma al contrario per descrivere il momento in cui il successo dell'artista inizia a sgretolarsi. Ê solo un caso che si sia trattato di Beethoven, dice lo scrittore, avrebbe potuto essere la storia del Partenone ma una formazione prevalentemente musicale lo ha portato a questa scelta 'di comodo'.
Alla conferenza stampa di
Petites historias das crianças sono presenti i tre registi Salvatores, Scamoni e Lazzarini oltre a Massimo Moretti, presidente di InterCampus e il quasi omonimo e più noto Massimo Moratti, che per un'interista da generazioni come me è sempre un'emozione poter vedere a pochi metri di distanza. Ciò che emerge dalle parole di tutti loro è una grande volontà di allontanarsi dall'eccessivo buonismo che si potrebbe cogliere a prima vista nelle intenzioni del film e di InterCampus stesso: a guidarli (ci crediamo?) è stata una vera e propria necessità interiore, quella di aiutare i bambini delle aree più povere e disagiate del mondo (a oggi sono ben 17 i Paesi coinvolti) a diventare, prima che calciatori, delle brave persone.
Tra le proiezioni di oggi non ho tralasciato quella del cortometraggio
Desertogrigio, che si preannuncia concettuale già dalla citazione iniziale (“
The colour of truth is grey” - André Gide) e in cui i labbroni rifatti di Eva Robins mi impediscono di concentrarmi sul senso del filmato, sempre che ce ne sia uno.
Hitler VS. Gandhi è invece adorabile: un affascinante e breve viaggio in barca dei due personaggi (e cameo di Mao Tse Tung, il “
bolscevico bastardo muso giallo”, come lo descrive Hitler... non ci facciamo mancare niente!) che si concluderà in tragedia. Sentire l'Adolfo gridare “
Voi! Negri. Comunisti, ebrei, omosessuali [...]! VOI avete distrutto questo pianeta!” non ha prezzo. Il ghigno di Gandhi nel finale nemmeno. Per tutto il resto ci sono le vostre carte di credito...
Prima di una pioggia torrenziale concludo il pomeriggio con la visione di
Beket, del mio nuovo idolo Davide Manuli. È la storia delle peregrinazioni alla ricerca di Godot da parte di Freak e Jajà, che si muovono in una terra desolata accompagnati di volta in volta da strani personaggi, tra cui da menzionare sono DJ Adamo e un'affamata Eva con tendenze lesbo, il cowboy ZeroSei con la sua Panda scura, l'oracolo canterino & his band. Dio, o meglio Godot, sembra giochi a nascondino. Ma si manifesta con una musica elettronica al cui richiamo nessuno può resistere...
Per la sezione
Ici et Ailleurs ho visto con piacere il documentario
Beautiful Losers di Aaron Rose e Joshua Leonard (preceduto dallo skater-adolescenziale cortometraggio
Trip on a Piece of Wood) sulla nascita e lo sviluppo dell'omonimo gruppo di artisti. Più volte gli intervistati (tra cui compaiono Harmony Korine, Barry McGee, Margaret Kilgallen) sottolineano l'importanza dello spirito comunitario e dell'influenza reciproca nell'ambiente artistico.
Film della buonanotte è questa sera il musical
The Eternity Man (
Piazza Grande) di Julian Temple, che a dire la verità non mi ha entusiasmato... a domani, miei cari!
12/08/2008, 09:56
Simona Dalla Valle