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Note di regia del documentario "Signori Professori"


Note di regia del documentario
Ho scritto “Signori Professori” il mio primo anno da insegnante.
E’ un film che nasce da una sensazione, la sensazione di uno scarto: tra aspettative e realizzazione, vocazione e frustrazione, passione e smarrimento.
Ho avuto voglia di raccontare certa solitudine in cattedra, l’entusiasmo e i suoi cali, i sacrifici del precariato, una burocrazia kafkiana e la responsabilità morale di un mestiere che nella percezione comune oscilla schizofrenicamente tra un antico immaginario romantico e un’attuale perdita indecorosa di prestigio sociale.
Ho inseguito un punto di osservazione vicino ai personaggi per restituirne l’intimità, ma anche discreto, affinché gli stati d’animo parlassero tramite un proprio naturale linguaggio. Due intenzioni hanno mosso la mia regia: innanzitutto assuefare alla mia presenza i protagonisti per guadagnare una spontaneità lontana dalla tentazione performativa e dalla trappola dell’autorappresentazione. In secondo luogo, non dare loro voce tramite le interviste, cercando snodi narrativi diversi da un’interrogazione diretta che temevo li avrebbe portati ad elaborare teorie sul loro modo di insegnare, alla ricerca di giustificazioni o sovrastrutture intellettuali. Ho preferito cercare di raccontare pensieri ed emozioni attraverso fatti, gesti, sguardi, toni di voce o silenzi per indagare il reale tramite un linguaggio vicino al cinema di finzione.
Ho scelto tre insegnanti diversi per età, provenienza geografica, sesso, condizione lavorativa. Storie personali e insieme universali, come a rimandare ad un unico ipotetico professore e, al contempo, additare a tutti gli altri. Il montaggio alternato fa sì che le questioni rimbalzino da un personaggio all’altro alimentandosi reciprocamente. Si tratta di storie chiuse nella misura in cui i tre professori mirano a raggiungere i loro personali obiettivi, ma aperte perché non danno risposte: la tensione sottesa al lavoro non è di tipo comunicativo bensì evocativo, ciò che mi interessava era accendere l’immaginario scolastico presente in ognuno di noi, spostandone il punto di vista da studente a insegnante.

Maura Delpero