Note di regia del documentario "Io Non Sono un Moderato"
L’Italia, per una volta, è avanguardia d’Europa.
La crisi della politica, lo scollamento tra politica e società, la fine delle ideologie, la difficoltà della sinistra di trovare nuove risposte a vecchie domande, in Italia hanno avuto una accelerazione che ha prodotto le istanze autonomiste e autarchiche della Lega Nord, la riabilitazione dei post-fascisti e soprattutto il fenomeno Berlusconi.
Di questi eventi Milano, capitale dell’economia e della moda, “capitale morale” del paese, ma anche la città simbolo di Tangentopoli, è stato un epicentro. Ma è sempre qui che sono nati gli anticorpi: uno dei più autorevoli intellettuali italiani, nume tutelare della sinistra radicale europea (il Guardian ha così presentato Dario Fo ai suoi lettori in un recente articolo: “at 79, still the most subversive man in Italy”), è anche lui figlio di questa città. Il suo teatro politico ha formato generazioni di coscienze. Continua ad essere l’autore teatrale vivente più rappresentato al mondo.
Quando alla politica rimangono solo armi spuntate, tocca alla società civile rimboccarsi le maniche. Magari perché, come sosteneva qualcuno, solo i poeti hanno diritto a reggere e governare lo stato. Come Goethe e Machiavelli, o Havel, in anni più recenti.
Dario Fo con la sua candidatura al di fuori delle logiche di partito e la sua campagna elettorale atipica decide di dare voce alla Milano dei più deboli e degli emarginati, di quella parte dei cittadini che non si sente più rappresentata dai partiti e dalla politica. Il suo è un fare politico che nasce da una esigenza insopprimibile, da quella che Pier Paolo Pasolini chiamava la “disperata vitalità” dell’artista, dell’intellettuale.
Vedere Dario Fo, dopo una vita di battaglie sociali, sfidare la politica sul suo stesso terreno, è l’occasione per raccontare sia la passione civile che il lato privato e umano di uno dei più importanti intellettuali italiani. Che arriva a sfidare l’intero sistema politico non più solo mettendone in luce le disfunzioni, ma provando a portare dentro la politica quei temi e quelle soluzioni radicali che i politici di professione non sono più in grado di proporre.
Una piccola rivoluzione che sfrutta un nuovo (per la politica italiana) strumento di democrazia, quello delle primarie, e un vecchio (per Fo) linguaggio, quello della satira.
Andrea Nobile