Sinossi *: "Ho fatto questa follia perché voglio dedicare gli ultimi anni che mi restano al tentativo di rendere la mia città un po' più civile, un po' più vivibile, meno caotica, meno triste, anzi disperata. Non posso soffrire il proliferare di furbi e incoscienti che pensano solo a far cassa, svendendo palazzi e beni del Comune, compresa l'aria, l'acqua e la terra. Per questo mi sono buttato e mi sto dando da fare come un pazzo" (Dario Fo)
16 ottobre 2005. In Italia si svolgono per la prima volta le elezioni primarie per scegliere il candidato premier della sinistra da contrapporre a Berlusconi nelle elezioni politiche del 2006.
La straordinaria partecipazione popolare (oltre 4 milioni e mezzo di votanti, in proporzione alla popolazione più delle primarie statunitensi, il modello di riferimento) va ben oltre le aspettative dei partiti della sinistra, entusiasmando il premio Nobel per la letteratura Dario Fo tanto da spingerlo ad avanzare la sua candidatura per le auspicate elezioni primarie per le elezioni del sindaco della sua città, Milano.
La scelta di Dario Fo ha un enorme valore simbolico, anche perché Milano stessa è un simbolo per la politica italiana: la "capitale morale" del paese, come ama definirsi, è stata testimone dell'ascesa prima economica e poi politica di Silvio Berlusconi e in certo senso ne incarna le caratteristiche. E Dario Fo, anche al di là dello spettacolo dedicato a Berlusconi (L'anomalo bicefalo) è uno degli intellettuali che più si sono opposti al dilagare del "berlusconismo".
La candidatura spontanea di Fo genera due tipi di effetti: speranza e gratitudine da parte di molti cittadini milanesi, paura e ostilità tra i partiti della sinistra, che, dopo mesi di litigi, trovano in fretta un candidato unitario da contrapporre a Fo, l'ex prefetto della città, Bruno Ferrante. Anche i media locali sembrano appoggiare il candidato dei grandi partiti e dedicano poca attenzione alla candidatura di Dario Fo, considerata con scarsissime possibilità di successo.
Il documentario segue tutta la campagna di Dario Fo, dagli incontri preliminari ai dibattiti pubblici, dalle confessioni intime agli spettacoli elettorali. Attraverso le voci dei cittadini milanesi possiamo cogliere il clima politico e tutte le speranze e i dubbi generati dalla candidatura del premio Nobel.
Ma la battaglia di Dario Fo non è solo contro una politica che cerca sempre più il voto moderato e non ha il coraggio di proporre soluzioni davvero alternative: è anche un tentativo di riportare al centro del dibattito politico quanti dalla politica si sono allontanati perché delusi o quanti dalla politica sono stati dimenticati, ovvero i deboli e gli emarginati. E' il tentativo della società civile di provare a colmare la frattura tra politica e società, tra il Palazzo e i cittadini. Non con il qualunquismo dell'anti-politica, ma con il coraggio di proposte radicali, con la forza di comparire su un manifesto dicendo: "Milano non aver paura, io non sono un moderato!".